Draghi ha detto in modo chiaro che per l’occidente non c’è alternativa alla vittoria dell’Ucraina in questa guerra. Si tratta di una affermazione non isolata, con l’ex segretario generale Rasmussen che propone di inviare truppe Nato in Ucraina e con i fascisti nostrani che propongono di ripristinare l’esercito di leva per avere anche noi un po di carne da cannone da mandare in giro a farsi ammazzare come succede al popolo ucraino oggi.

Si tratta di posizioni criminali, che debbono essere sconfitte con la mobilitazione popolare in quanto l’alternativa non è tra vincere e perdere ma tra la trattativa, la tregua, il cessate il fuoco e la terza guerra mondiale.

Affermo questo perché:

– La vittoria dell’Ucraina, se l’italiano non è un’opinione, presuppone la sconfitta della Russia. Visto che l’economia russa regge bene alle sanzioni e che il consenso in Russia alla guerra non è in calo, l’unica sconfitta possibile è quella militare. Vorrei che qualcuno mi spiegasse perché una potenza nucleare come la Russia dovrebbe accettare di essere sconfitta militarmente senza far ricorso alle armi nucleari. Si badi che gli esempi dell’Afghanistan o del Vietnam non hanno nessuna attinenza. Anche l’Unione Sovietica si è ritirata dall’Afghanistan ma qui la Russia sta combattendo per quelle che considera la difesa dei suoi confini e del suo popolo. Si può ovviamente discutere a lungo su quanto questi argomenti siano fondati o meno, ma non è questo il punto. Il nodo è che mentre il Vietnam e l’Afghanistan erano territori lontani dagli Usa e non strategici, qui la Russia combatte quella che considera una battaglia essenziale per la propria vita e la propria sicurezza.

Il parallelo non è con il Vietnam o l’Afghanistan, ma con la crisi dei missili a Cuba del 62. Lì dove Kennedy riteneva che fossero in gioco gli interessi fondamentali degli Stati Uniti, si è arrivati ad un passo dalla catastrofe nucleare. In quel caso gli Usa non si sono ritirati. Oggi, nel Donbass e in Crimea, siamo nella stessa situazione e la crisi va risolta con la trattativa e non con la terza guerra mondiale. Come nel ‘62 Kennedy e Krusciov trattarono, così occorre fare oggi. Chi parla di vittoria – sia esso Zelensky, Draghi o Meloni – politicamente è un pazzo criminale e non uno statista.

– Gli interessi dell’Europa secondo Draghi coincidono con quelli degli Stati Uniti. Io penso che non sia vero. Come si evince dagli effetti delle sanzioni, l’Europa – e segnatamente la Germania e l’Italia, che hanno i più grandi apparati industriali – ha tutto da perderci da una rottura verticale delle relazioni economiche con la Russia. Parallelamente gli Stati Uniti hanno tutto da guadagnare da una rottura delle relazioni economiche tra Russia ed Europa perché da un lato sostituiscono – a prezzi altissimi – la Russia nella fornitura di materie prime ed energetiche e, conseguentemente, indeboliscono il concorrente europeo nella sua capacità produttiva. Ricordiamoci le sanzioni degli Usa nei confronti dell’industria automobilistica europea…

Al contrario di cosa di dicono le élite dominanti vendute agli Usa – una sorta di borghesia compradora che prolifera nelle colonie – l’Europa ha tutto l’interesse a non diventare il teatro di guerra della terza guerra mondiale ricercando la vittoria – una specie di grande Donbass – e invece a ricercare la pace, la trattativa, il cessate il fuoco, come propone il Papa.

– In terzo luogo la guerra tende a consolidare una divisione in due del mondo: da un lato Usa, Europa, Giappone ed ex impero inglese, dall’altra Cina, Russia e larga parte del sud del mondo. Questo mondo bipolare è meglio di un mondo unipolare, ma non è un bel mondo…. E’ un mondo di odio, sempre sull’orlo della terza guerra mondiale. Un mondo in cui la democrazia e la verità tendono a scomparire perché sarebbe un mondo in guerra nei fatti, un mondo fatto da due grandi trincee. La riduzione del mondo a tante trincee è una prospettiva degradante e suicida prima ancora che criminale.

L’Europa ha tutto l’interesse ad un mondo multipolare e non ad un mondo bipolare. L’Europa ha interesse a svilupparsi nelle sue caratteristiche proprie, nella capacità di costruire legami pacifici e di cooperazione ad est come a sud e ovest. Gli interessi dell’Europa non coincidono quindi con quelli della Nato, non coincidono con la logica della guerra permanente, perché i propri interessi sono quelli di sviluppare un mondo multipolare fondato sulla cooperazione.

Non proseguo oltre, ma il punto è semplice: chi parla di vittoria in Ucraina sta lavorando a convincere le opinioni pubbliche per avere il consenso a determinare una escalation che ci porterà alla terza guerra mondiale e trasformerà l’Europa in un immenso campo di battaglia. Bisogna fermarli prima che sia troppo tardi: che si chiamino Draghi, Meloni, Biden o Schlein.

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