Alla fine i ciclisti, sì, sono arrivati, ma ai piedi della salita hanno trovato un bel cancello. Impossibile proseguire. Il Monte Lussari è entrato lo scorso 27 maggio nelle case di milioni di persone, in Italia e in tutto il mondo, grazie alla penultima tappa del Giro d’Italia, la cronoscalata partita da Tarvisio con l’arrivo proprio accanto al santuario del XVI secolo. Un’operazione resa possibile dal fatto che la strada forestale, sterrata, è stata cementata con lo stanziamento di una cifra che, già lo scorso anno, aveva fatto discutere: 3 milioni di euro (per nemmeno 8 chilometri di tracciato) parte dei quali provenienti dal fondo Vaia (quello che sarebbe dovuto servire per risanare i disastri causati dalla tempesta che colpì il Triveneto nel 2018). Ma a dispetto delle polemiche, legate anche all’impatto ambientale, la Giunta guidata da Massimiliano Fedriga (insieme agli organizzatori della Corsa Rosa) ha venduto la tappa del Lussari – e relativi lavori – come un’operazione, da una parte, di messa in sicurezza del territorio e, dall’altra, di promozione turistica dell’area. Peccato però che le forze dell’ordine abbiano deciso di sbarrare la strada proprio perché ritenuta troppo pericolosa. E, così, addio turisti. Una beffa.

Il percorso si sviluppa su terreni in mano al Fondo Edifici di Culto, gestito dal Comando dei carabinieri per la tutela della biodiversità e dei Parchi. Ieri, come scrive il Gazzettino, il tenente colonnello Cristiano Manni, comandante del locale raggruppamento dell’Arma, ha emesso l’ordinanza che stabilisce la chiusura della strada al traffico. Biciclette comprese. E appassionati delle due ruote, anche dalla Slovenia, già ieri – dopo che il Lussari è stato definitivamente sgombrato dal carrozzone necessario per organizzare la tappa – sono accorsi a Tarvisio per emulare Primoz Roglic e compagni. Ma niente da fare: di fronte a loro hanno trovato una sbarra. La ragione che ha spinto i carabinieri a chiudere la strada cementata la si legge nel documento: “Vista la particolare pericolosità“. In altre parole: ci sono tratti al 20% di pendenza, non ci sono protezioni a valle, come può un ciclista amatoriale – ma anche uno più esperto – percorrerla in discesa senza rischiare l’osso del collo? Se lo devono essere chiesti i militari, ma a quanto pare il dubbio non è venuto né a Fedriga né al regista politico dell’operazione, Stefano Mazzolini, vicepresidente del Consiglio regionale. Da quanto si apprende, i diretti interessati sono saltati sulla sedia, tra lo stupito e l’arrabbiato.

Il caso, ovviamente, è già arrivato in Regione. “Cementare quella strada è stata una violenza, non ha avuto alcun senso” attacca Mauro Capozzella del Movimento 5 stelle. “Lo hanno fatto solo per avere il bagno di folla con la tappa del Giro d’Italia, ma non c’è stata né lungimiranza né pianificazione. E adesso i tarvisiani si stanno domandando che cosa ne sarà. Quella strada era battuta solo da persone esperte, è sempre stata ritenuta impervia. Non c’è da stupirsi che sia stata chiusa, ora”. Il Pd, attraverso il consigliere Massimo Mentil, ha annunciato un’interrogazione. Lo scopo è di capire se l’oneroso investimento – con relativo impatto ambientale – sia stato fatto solo per un giorno, quello della Corsa Rosa. Se lo domanda anche Massimo Moretuzzo, capogruppo del Patto per l’Autonomia-Civica Fvg in Consiglio regionale: “Siamo sempre stati contrari alla trasformazione di un luogo di spiritualità come il Lussari, crocevia di culture, lingue e popoli che hanno contribuito a costruire l’Europa, in una vetrina commerciale. La Giunta Fedriga cosa pensa di fare ora dopo la decisione dei carabinieri forestali di Tarvisio di chiudere al transito la strada forestale Val Saisera-Lussari, compresi i pedoni? È davvero incredibile la leggerezza nella sottovalutazione dei rischi“. Ma anche dalle parti di Fratelli d’Italia si preme sulla Giunta: “È necessario che la Regione intervenga perché la strada val Saisera-Lussari possa essere fruita dalle persone il prima possibile – ha scritto in una nota Stefano Balloch – e l’urgenza è ancora più determinante considerato anche l’investimento finanziario pubblico fatto per la predisposizione della tappa del Giro d’Italia”.

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