Le Commissioni Affari costituzionali e Lavoro della Camera, riunite in seduta congiunta, hanno approvato il contestato emendamento del governo al decreto Pa che abolisce il controllo concomitante della Corte dei conti sull’utilizzo dei fondi del Pnrr, e proroga di un altro anno (fino a giugno 2024) lo “scudo erariale” che limita la responsabilità contabile alle condotte attive dolose. Il testo arriverà in Aula lunedì 5 giugno per la discussione generale. La maggioranza vince la prova di forza sulla magistratura contabile, che nei giorni scorsi si era opposta all’iniziativa e solo all’ultimo ha smorzato la polemica: “La nostra posizione è di contrarietà, ma ci rimettiamo, alla scelta del legislatore, soprattutto per quanto riguarda il controllo concomitante”, ha detto il presidente della Corte, Guido Carlino, convocato in audizione a Montecitorio (su richiesta delle opposizioni) per dire la sua sull’emendamento presentato mercoledì. Nel pomeriggio, come previsto, Carlino – insieme agli altri magistrati di vertice del supremo organo contabile – ha incontrato il ministro con delega all’attuazione del Pnrr Raffaele Fitto (FdI) a palazzo Chigi: governo e Corte dei conti “colgono l’occasione del Pnrr per innovare la collaborazione attraverso l’istituzione di un comune tavolo di lavoro, nella prospettiva di una revisione della disciplina della responsabilità erariale, del meccanismo di controllo concomitante e dell’adozione di un codice dei controlli”, recita una nota della Presidenza del Consiglio al termine del vertice, definito “lungo e cordiale”.

“Contrarietà assoluta a proroga scudo erariale” – Davanti alle Commissioni, Carlino ha usato le parole più nette a proposito dello “scudo” per pubblici dipendenti e amministratori, introdotto col decreto Semplificazioni del 2020: “La Corte dei conti ha già manifestato l’assoluta contrarietà a questo istituto“, dice. La limitazione di responsabilità, ricorda, “è stata giustificata con il timore che avrebbero gli amministratori a compiere atti di loro competenza per non incorrere nel danno erariale. Ma i motivi del cosiddetto “timore della firma” non sono da ricercare nella responsabilità amministrativa quanto in altre cause, quali la confusione legislativa, la scarsa preparazione, gli organici ridotti all’osso nelle pubbliche amministrazioni”, spiega. Avvertendo che “l’esclusione della responsabilità per le condotte attive comporta nell’immediato, ma soprattutto se protratta nel tempo, il rischio di un complessivo abbassamento della soglia dell’attenzione amministrativa rispetto a una gestione oculata delle risorse pubbliche“. Rispondendo durante il question time a Montecitorio, il ministro Fitto ha sottolineato che sullo scudo l’emendamento “si limita esclusivamente a prorogare quanto deciso dal governo Conte due e già prorogato dal governo Draghi. Si tratta di un’iniziativa assunta dall’attuale esecutivo al pari dei precedenti”, una “risposta transitoria e parziale rispetto alla più ampia esigenza di un intervento riformatore in materia di responsabilità amministrativa e contabile”.

“Rischio di leggerezza nella spesa” – Carlino però ribadisce che “il timore che la responsabilità erariale provochi un turbamento nell’attività dei pubblici dipendenti a nostro avviso è infondato“, anche perché, spiega, “la contestazione di responsabilità amministrativa è un’extrema ratio, non uno strumento diffusivo e invasivo come si può pensare. Lo dimostrano i dati della nostra attività giudiziaria: le denunce di danno erariale sono numerosissime, ma le citazioni dei pm contabili sono veramente poche. Altrettanto poche sono le ipotesi in cui si arriva a una sentenza di condanna. Devo anzi dire che la maggioranza delle nostre azioni di responsabilità amministrativa riguardano privati percettori di erogazioni pubbliche, e non amministratori o dipendenti pubblici”. Non solo: “Riteniamo che questa proroga potrebbe pregiudicare gli interventi sottesi a una corretta attuazione del Pnrr e al raggiungimento degli obiettivi prefissati”, avverte il magistrato. “Non è da escludersi, infatti, che la limitazione della responsabilità amministrativa possa in realtà condurre a una maggiore leggerezza nell’adozione di provvedimenti amministrativi, circostanza che potrebbe addirittura determinare un incremento del contenzioso di fronte ai Tar e al Consiglio di Stato, con l’effetto paradossale di rallentare o addirittura di bloccare anche l’attività amministrativa”.

“Proroga dello scudo a rischio incostituzionalità” – Il presidente della Corte dei conti analizza poi i potenziali motivi di contrasto della proroga con “il quadro normativo e costituzionale interno e il quadro normativo eurounitario“: la Corte costituzionale ha avuto modo più volte di rilevare come le limitazioni temporali debbano avere breve durata e non possano prolungarsi nel tempo”, ricorda. La proroga, aggiunge, potrebbe anche violare la Costituzione “in quanto probabilmente contraria al principio di buon andamento della pubblica amministrazione in senso finanziario, al principio di equilibrio, di sostenibilità del debito pubblico e a tutti quei principi della Costituzione cosiddetta “finanziaria”. Crediamo pure che possiamo esserci motivi di contrasto con le disposizioni contenute nei regolamenti dell’Unione europea che disciplinano la governance del Pnrr. Abbiamo infatti rilevato come si faccia costantemente riferimento alla necessità di adottare misure in materia di responsabilità che possano garantire l’integrità del bilancio dell’Ue, anche quando le risorse dell’Ue vengono trasferite ad altri Paesi. Riteniamo che la limitazione di responsabilità possa contrastare anche con l’articolo 325 del Trattato sul funzionamento dell’Unione europea, che prevede che gli Stati membri debbano gestire una sana gestione finanziaria“.

“Il controllo concomitante? Serve ad aiutare la Pa” – Per quanto riguarda invece il controllo concomitante, Carlino ricorda che nel decreto Semplificazioni del 2020, “probabilmente anche per una sorta di compensazione” con lo scudo erariale, “si è ritenuto di dover introdurre quest’ulteriore forma di controllo sui principali interventi di rilancio del sistema economico del Paese”. Pertanto, la Corte “ha ritenuto che il controllo potesse avvenire anche sul Pnrr, che costituisce il principale piano di rilancio dell’economia nazionale”. Il controllo concomitante, sottolinea il giudice, “ha una funzione propulsiva: serve per accelerare gli interventi e dare all’amministrazione gli strumenti per lavorare meglio. Noi ci siamo attivati per poter svolgere al meglio questi compiti e abbiamo avviato questa attività anche con un notevole impegno di risorse umane: un’eventuale limitazione del controllo potrebbe creare degli squilibri in termini di utilizzazione del personale. In tutta sincerità”, specifica però, la legge prevede anche altri meccanismi di vigilanza sul piano, tra cui “la consueta attività di controllo sulla gestione, ma anche la relazione semestrale al Parlamento“. Per questo, conclude, in relazione a questa previsione “la Corte dei conti rileva che è nella discrezionalità del legislatore determinare le modalità dello svolgimento del controllo”.

“Non credo si possa parlare di bavaglio” – Il magistrato poi smorza la polemica mediatica che da qualche giorno vede giudici e pm contabili opposti al governo, e in particolare al ministro Fitto. Lo fa risponendo all’osservazione del deputato M5s Alfonso Colucci: “A noi sembra che questo intervento del governo sia da mettere in relazione diretta alla rilevazione della Corte dei conti di qualche giorno fa, secondo cui nei primi mesi del 2023 sono stati spesi solo 1,1 miliardi dei 32 previsti per l’anno“, dice Colucci, secondo cui con l’emendamento si vuol “mettere un bavaglio alla Corte dei conti”, come dimostra – sostiene – il fatto che l’audizione sia avvenuta “solo dopo la presentazione dell’emendamento e non già prima, come forse correttezza istituzionale avrebbe richiesto”. “Non credo che si possa parlare di bavaglio“, replica Carlino. E ridimensiona anche la portata della relazione della scorsa settimana: “Finora l’attività posta in essere dalle amministrazioni è stata dedicata alle riforme, i progetti sono partiti dopo e non sono entrati ancora nel vivo. È chiaro che in un momento iniziale le spese non sono particolarmente significative, ma è nella logica delle cose. La vera rilevazione della spesa pubblica potrà partire in un momento successivo”.

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