Prima l’annunciata operazione verità sui tre obiettivi del secondo semestre 2022 contestati dalla Commissione. Con l’attribuzione al governo Draghi delle responsabilità sull’inserimento degli stadi di Firenze e Venezia nei piani urbani integrati finanziati con soldi del Pnrr (dopo la valutazione negativa di Bruxelles verranno espunti), dei progetti di teleriscaldamento alimentati anche a gas (si dovrà fare un nuovo bando) e del regolamento sulle concessioni portuali (Matteo Salvini ha dovuto riscrivere le linee guida). Poi il ministro degli Affari regionali e le politiche di coesione Raffaele Fitto, nella sua informativa al Senato sul Piano nazionale di ripresa e resilienza, ha annunciato come da attese che ci sono diverse criticità anche in vista del raggiungimento di alcuni dei 27 target da raggiungere entro fine giugno per ottenere la quarta rata da 16 miliardi. Si tratta in particolare di quelli su asili nido, sperimentazione dell’idrogeno per il rifornimento dei veicoli e progetto Cinecittà. L’idea è quella di “rimodulare” gli obiettivi d’accordo con la Ue, per evitare contrasti ex post. Per il resto, sull’effettivo stato di attuazione resta buio fitto in attesa della relazione semestrale che sarà presentata a maggio. E non c’è ancora alcuna notizia ufficiale – come hanno sottolineato le opposizioni – su quali progetti saranno inseriti nel nuovo capitolo RePowerEU che la Commissione aveva invitato a presentare entro fine aprile né su quelli che si intende spostare sotto il cappello dei fondi di coesione perché irrealizzabili entro il 2026.

Per lo sblocco della terza rata da 19 miliardi è questione di ore, ha detto Fitto: manca solo l’invio a Bruxelles della documentazione aggiuntiva con cui il governo Meloni fa ufficialmente marcia indietro sui tre punti che finora hanno bloccato l’erogazione. Il ministro di FdI ha scandito le date di approvazione dei provvedimenti contestati per sottolineare che sono stati varati sotto il governo precedente. Anche se, come ricostruito dal Fatto a inizio aprile, il regolamento con la disciplina per il rilascio delle concessioni portuali era stato sì predisposto dall’ex ministro Enrico Giovannini, ma è stato alla fine firmato il 29 dicembre dal successore Matteo Salvini e dal titolare dell’Economia Giancarlo Giorgetti. In ogni caso il 21 aprile è stato approvato un nuovo decreto ministeriale che rimedia. Sui due stadi resta da capire se verranno finanziati in altro modo cioè con fondi nazionali.

Riguardo alle scadenze del semestre in corso, Fitto intende intavolare con la Ue un “confronto preventivo per risolvere le questioni collegate all’attuazione”. Ha fatto tre esempi. Sul piano asili nido e scuole per l’infanzia, che prevede l’affidamento dei lavori da parte degli enti attuatori entro fine giugno, molti Comuni hanno già spiegato che non ce la faranno. Occorrerà quantificare quanti solo e in quanti casi i termini andranno modificati con l’obiettivo finale di garantire comunque la realizzazione di tutti i nuovi posti previsti (264.480) entro la scadenza del piano da 4,6 miliardi, ha detto il ministro. La sperimentazione dell’idrogeno per trasporto stradale ha visto presentare “un numero domande inferiore alla disponibilità finanziaria”, per cui l’obiettivo di selezionare 40 progetti va rivisto al ribasso. Il progetto Cinecittà infine “partiva con un dimensionamento importante e se non sarà oggetto di revisione e soluzione dei contenziosi difficilmente raggiungerà i risultati previsti”. Tutto da vedere, ovviamente, che sia possibile trovare un accordo per queste modifiche in corsa.

Il ministro, dopo aver rivendicato le modifiche alla governance e le stabilizzazioni di funzionari previste nel decreto Pnrr (oggi è stato firmato il dpcm attuativo)
assicurando che non comporteranno ulteriori ritardi, ha dedicato la conclusione dell’intervento alle prospettive di revisione del Piano di cui si parla a questo punto da almeno 6 mesi. Ma non è ancora dato sapere quali saranno: serve ulteriore “confronto” con i soggetti attuatori e con le parti sociali su tutti gli obiettivi per “individuare” le modifiche, ha ripetuto, che dovranno andare di pari passo con le scrittura del capitolo RePower che avrà a disposizione 2,7 miliardi come quota delle aste Ets, fino al 7,5% delle risorse di coesione e in più (spera Fitto) i fondi ora destinati ad alcuni interventi non realizzabili entro giugno 2026. La premier Giorgia Meloni ha consultato gli amministratori delle principali aziende di Stato per avere loro proposte. Stando alle indiscrezioni delle ultime settimane Enel vuol far finanziare l’ampliamento della fabbrica di pannelli fotovoltaici di Catania, Eni spinge per la cattura e stoccaggio della CO2 al largo di Ravenna, Terna punta sui collegamenti sottomarini come il Tyrrhenian Link. Ma sono rumor, appunto, perché di ufficiale non c’è nulla.

Le opposizioni hanno contestato il ministro rilevando che la questione più urgente è proprio capire quali progetti il governo intende rimodulare e spostare fuori dal Pnrr. “Sulle case della salute andiamo avanti o ci fermiamo?”, ha incalzato Alessandro Alfieri, responsabile nazionale Pd Pnrr e riforme. “E sugli asili nido, altro tema fondamentale, perché il ministro butta la palla in tribuna? Noi avevamo chiesto l’informativa di oggi proprio per avere risposta a questi interrogativi. Sappiamo che il ministro ha già fatto un pezzo di lavoro, incontrando i rappresentanti delle aziende partecipate di Stato come Eni ed Enel. Qual è la difficoltà di venire in Parlamento e condividere queste informazioni con l’opposizione?”. D’accordo il co-portavoce nazionale di Europa Verde e deputato di Alleanza Verdi e Sinistra, Angelo Bonelli: “Fitto non ha affrontato i temi cruciali che l’Italia si attendeva riguardo la rimodulazione degli obiettivi strategici del Pnrr. Sappiamo solo che molti fondi, come quelli legati agli investimenti sugli asili nido, sulle linee interregionali e sull’idrogeno per il trasporto pesante, salteranno. Questi investimenti sono fondamentali per il nostro Paese e avrebbe dovuto spiegarci come verranno rimodulati”.

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