Attenzione: quello che segue non è un articolo di calciomercato. La premessa è d’obbligo perché in una fase in cui il nome del prossimo allenatore del Napoli lo conosce soltanto De Laurentiis (e nel momento in cui si scrive c’è l’ipotesi che non lo conosca neppure lui), sarebbe inutile andare ad aggiungere rumors laddove i rumors sono l’unica cosa concreta che c’è. L’obiettivo è semmai, considerando l’allenatore quasi alla stregua di una cravatta, provare a immaginare quello che starebbe meglio sull’abito Napoli, anche alla luce delle peculiarità, della personalità e delle stravaganze del sarto Adl. Posto, va detto, che in base a dette stravaganze non sorprenderebbe neppure una riconferma di Spalletti, oggi ipotesi considerata pressoché impossibile. Se non altro perché è già successo: con Mazzarri nell’estate del 2011.

Quindi nell’impossibilità di sapere cosa potrà decidere De Laurentiis in una gamma infinita che va dalla riconferma di Spalletti all’ingaggio di Eziolino Capuano è giusto sottolineare che le migliori scelte il patron del Napoli le ha fatte quando ha agito da De Laurentiis e non quando ha agito per come gli altri, dai media alla piazza, volessero agisse il presidente del Napoli. Esempio: finito il ciclo di Benitez, che pareva aver alzato l’asticella in casa Napoli dopo il periodo garibaldino di Mazzarri, è stata considerata una sciagura, un ridimensionamento, puntare su un 60enne con alle spalle un solo campionato di Serie A…ne è venuta fuori la grande e indimenticata bellezza del “sarrismo”. Per contro dopo l’addio di Sarri per imbonire la piazza si è puntato su Ancelotti: non una grande scelta, a posteriori. Idem nell’ultima estate, quella delle contestazioni per gli addii di Insigne, Koulibaly, Fabian, Ospina e Mertens e degli arrivi degli sconosciuti Kim e Kvaratskhelia…con gli esiti che tutti conoscono.

E dunque se De Laurentiis vuole fare il De Laurentiis deve prendere Roberto De Zerbi, semplicemente. I motivi tecnici sembrano persino banali: De Zerbi è un allenatore bravissimo, in prospettiva forse l’allenatore italiano più dotato a livello di competenze tattiche e di “eresie” calcistiche (sì, servono anche quelle, per conferme citofonare Guardiola). Poi c’è il discorso personalità: se Spalletti ha portato al Napoli il detto “uomini forti, destini forti”, De Zerbi è assolutamente l’uomo forte di cui il Napoli e Napoli hanno bisogno qualora si chiuda un ciclo, almeno parzialmente (perché va da sé che se dopo aver vinto lo Scudetto lasciano l’allenatore e il direttore sportivo che ha allestito la squadra si chiude un ciclo). De Zerbi può gestire quel momento perché conosce la piazza: l’ha vissuta da calciatore nella stagione della promozione 2006/2007 e in parte in quella successiva. Gli ex compagni lo dipingono come molto legato a Napoli. De Zerbi può gestire quel momento perché ha le spalle larghe nonostante la giovane età: da Foggia a Palermo a Benevento nessuno gli ha regalato niente, ci ha pensato lui a regalarsele da solo le soddisfazioni costruendole sulla competenza e su quell’eresia di cui sopra. Uomini forti destini forti dunque, perché De Zerbi non ha un’immagine forte, è un uomo forte: basta chiedere a chi lo ha avuto come allenatore.

Perché si adatta perfettamente a De Laurentiis? Perché nessuna grande ha avuto il coraggio di dargli una chance, in A: è dovuto andare allo Shakhtar per guidare una squadra di Champions e poi al Brighton, che ha portato in Europa per la prima volta nella storia, in un campionato in cui chi va in Europa spende 10 volte quello che spende il Brighton. Perché è un allenatore che garantisce un gioco spumeggiante, che non fa sconti ai calciatori, che reggerebbe perfettamente la pressione di Napoli. Poi magari De Zerbi non ha la minima intenzione di lasciare la Premier e quell’Europa League che raggiunta col Brighton vale tanto (non quanto rivincere uno Scudetto al Napoli certamente) e non se ne farà nulla, ma la filosofia della scelta di De Laurentiis dovrebbe rimanere la medesima: niente effetti speciali, che portano il gradimento in estate e un miglioramento nelle posizioni iniziali delle griglie dei giornali e basta, ma scelte coraggiose. Ha vinto con quelle.

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