“In questo luogo il 14 maggio 1983 andò a fuoco la sala cinematografica Eros Sexy Center, uccidendo cinque spettatori e un passante che aveva tentato di salvarli. Il rogo venne rivendicato dalla sigla neonazista Ludwig e resta il più grave attentato a Milano dopo Piazza Fontana”. Questo è il testo di una parte della scritta che appare su un totem che l’amministrazione comunale di Milano ha voluto porre in viale Monza 101, il luogo dove avvenne una strage rimasta in buona parte dimenticata. Quel 14 maggio, un sabato pomeriggio, nella sala cinema ricavata in un grande magazzino si trovava qualche decina di spettatori per vedere un film a luci rosse. Gli attentatori sparsero nel locale il contenuto di due taniche di benzina, circa 25 litri, e appiccarono il fuoco. Le fiamme furono fatali a cinque spettatori e anche al medico Livio Ceresoli, di 46 anni, che stava passando per la strada e aveva cercato di aiutarli, restando sepolto dal crollo del tetto.

Alla cerimonia hanno preso parte l’assessore Lamberto Bertolè, i giornalisti Alessandra Coppola, Ferruccio De Bortoli e Mario Calabresi, oltre a Saverio Ferrari, autore del libro “I nazisti di Ludwig e il rogo del cinema Eros”. L’iniziativa ha sanato un buco della memoria in una grande città che una quindicina di anni prima aveva dovuto fare i conti con l’esplosione di una bomba nella sede della Banca nazionale dell’Agricoltura, uno dei grandi misteri d’Italia. Eppure anche l’attentato al Cinema Eros fu opera del terrorismo, declinato attorno a un progetto non strettamente politico, ma di delirante stampo neonazista. Gli autori, come dimostrarono le inchieste, si firmavano con il nome di Ludwig e facevano capire di essere una cellula che agiva per purificare il mondo dai “diversi” o da comportamenti immorali. Per questo dal 1977 al 1984 colpirono omosessuali, prostitute, barboni, tossicomani, religiosi, frequentatori di cinema a luci rosse e discoteche. I responsabili, Wolfgang Abel e Marco Furlan, due giovani appartenenti a famiglie-bene di Verona, non confessarono mai e vennero condannati prima a 30 e poi a 27 anni di carcere, scontati con molte peripezie (tra cui anche un tentativo di fuga). Ora sono liberi. In totale, come indicato nel totem, le loro vittime furono 15, che però salgono a 28 considerando anche quelle di un attentato in un locale a luci rosse di Amsterdam.

Il rogo del Cinema Eros, dicevamo, è stato quasi dimenticato a Milano, nonostante una medaglia d’oro al valor civile che premiò il sacrificio del medico Ceresoli. Adesso il Comune ha voluto rimediare. “Il processo, concluso nel 1991, individuò come responsabili due uomini veronesi, fermati nel tentativo di bruciare una discoteca nel Mantovano, cultori di deliranti teorie sulla superiorità della razza e sulla necessità di punizione degli indegni. Indagini successive e ricostruzioni storico-giornalistiche recenti hanno indicato, attorno alla coppia arrestata, l’influenza di un’organizzazione con una precisa linea neonazista esoterica, che aveva radici negli ambienti estremisti veneti di Ordine Nuovo”, recita la scritta sul cippo, posto davanti all’ex cinema, dove ora c’è una chiesa evangelica brasiliana. “Tra il 1977 e il 1984 la firma Ludwig ha rivendicato un totale di 15 omicidi, nel nord Italia e a Monaco di Baviera in Germania. Complici e fiancheggiatori dei due condannati rimangono, ad oggi, ignoti”, conclude. Abel e Furlan vennero fermati la sera del 4 marzo 1984 nella discoteca “Melamara” di Castiglione delle Stiviere. Sotto i cappotti tenevano due taniche con un foro da cui usciva benzinaa: volevano il replay del rogo di Milano. Nel locale quattrocento ragazzi stavano festeggiando il carnevale. Le fiamme non si diffusero perché la moquette era ignifuga e un addetto alla sicurezza era riuscito a spegnere l’incendio. Il buttafuori individuò i due attentatori che cercarono di aggredirlo per fuggire, ma vennero accerchiati dalla folla e arrestati dalla polizia, rischiando il linciaggio.

Il primo omicidio risale al 1977, a Verona: un senzatetto dormiva nell’auto incendiata con una bottiglia molotov. Nel 1979 fu accoltellato a Venezia un ragazzo di 22 anni. Nel 1980, a Vicenza, una prostituta fu finita a colpi d’ascia e martello. In quell’anno la prima rivendicazione fu inviata con una lettera firmata “Ludwig” alla redazione del Gazzettino di Venezia. Nel documento campeggiava lo stemma della Germania nazionalsocialista, con un’aquila nera su scudo giallo. Vennero rivendicati tre dei primi omicidi. Nel 1981 fu dato fuoco a una torretta sul Lungadige a Verona: morì un diciassettenne che vi stava trascorrendo la notte. Nel 1982 furono massacrati a colpi di martello due frati del Santuario della Madonna di Monte Berico a Vicenza. Nel 1983 fu piantato un punteruolo con una croce nel cranio di un sacerdote a Trento. In quello stesso anno l’escalation con l’incendio del cinema Eros, che causò anche 32 feriti, e quello del sex club “Casa Rossa” di Amsterdam, con 13 morti. Nel 1984 venne incendiata la discoteca “Liverpool” di Monaco di Baviera (morì una cameriera di origine italiana). Abel e Furlan (difesi dagli avvocati Piero Longo e Tiburzio De Zuani) evitarono l’ergastolo grazie alla semifermità mentale e nel 1988, prima della condanna definitiva, tornarono liberi per decorrenza dei termini di carcerazione preventiva, con soggiorno obbligato. Furlan fuggì e venne catturato nel 1995 a Creta, dove viveva sotto falso nome lavorando come impiegato all’aeroporto. Abel tentò di scappare in bicicletta dal soggiorno obbligato, ma venne arrestato.

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