Probabilmente nulla è cambiato da dieci anni a questa parte. Allora i Flachi, nella loro ossessione del controllo del territorio, imponevano il pizzo anche ai paninari su quattro ruote, garantendo loro posizioni più o meno favorevoli, anche al di fuori dei loro territori di competenza, spingendosi davanti all’università, in via Celoria, davanti all’Old Fashion di fianco alla Triennale; oppure a due passi da Porta Nuova, o in Corso Como. Mai davanti allo stadio.

Un mercato, quello del pizzo ai paninari, molto appetibile. Parrebbe. E comunque un’attività che garantisce visibilità e lustro criminale. A cui rinunciare si fa fatica o comunque è preferibile non farlo. Ieri i Flachi, oggi probabilmente altri agiscono al loro posto. I segnali ci sono. Se parli con i commercianti itineranti e anche con gli “street fooders”, salta fuori subito l’aneddoto: “Ci siamo messi lì, sono arrivati loro (spesso si citano i calabresi) e ci hanno invitato ad andarcene. Non erano minacciosi… ma ce ne siamo andati”. Se ne sono andati nonostante fosse un loro diritto rimanere lì.

In Lombardia l’articolo 29 del Regolamento per la disciplina del commercio su aree pubbliche, Titolo V, Commercio Itinerante, recita: “Nello stesso giorno, l’operatore non può sostare due volte nello stesso punto e ogni sosta successiva può essere fatta solo in punti che distano almeno 500 metri dai precedenti”. E anche: “ogni punto di sosta deve distare almeno 250 metri da ogni altro operatore itinerante”. All’interno dell’ordinanza degli orari del Comune di Milano del 29 gennaio 2013 all’articolo 4 e, successivamente, all’articolo 7 viene detto che “nelle aree escluse dai divieti sopra indicati” (Municipio 1 e altre 50 vie e alle vie collegate fino a 300 metri di distanza) il commercio itinerante è autorizzato dalle ore 8.00 alle ore 24.00 (fino alle ore 02.00 nelle aree oltre la circonvallazione esterna) e la sosta è consentita nello stesso punto per non più di 2 ore”. Questo è l’aspetto fondamentale.

Il controllo da parte della Polizia Locale pare insufficiente. Chiunque capisce bene che gli autonegozi stazionano ore. Altro che solamente due nei luoghi prescelti. Un sistema che si regge probabilmente sul mancato rispetto delle regole. Chi le rispetta viene espulso dal giro. Forse allora è bene che l’Antimafia Milanese, soprattutto, nelle università si attivi. Si era già attivata nel 2012. Quando l’autonegozio di Loreno Tetti fu dato alle fiamme, proprio davanti alla facoltà di fisica, nella notte tra il 23 e il 24 luglio. Ci fu una grande mobilitazione per esprimere la solidarietà ad un uomo che si era ribellato al pizzo e aveva denunciato. Aveva aiutato le indagini e aveva confermato tutto davanti agli uomini del clan alla sbarra. Gli universitari furono i primi a sentirsi in dovere di essergli al fianco, preferendo le sue salamelle “pizzo free”.
Ora sarebbe bene che quella scelta militante accadesse di nuovo. Non dopo, ma prima. Non aspettiamo le indagini, aiutiamo ora chi si ribella.

Un modo ci sarebbe e ne parleremo proprio nelle università. Si potrebbe chiedere, a chi desidera vendere i propri panini davanti all’università, di esporre ben chiaramente sul suo autonegozio che rispetta le regole del Comune e che non ha paura del pizzo e non lo paga. Indica l’orario di arrivo in quel luogo e dopo due ore si sposta di 500 metri.

Chi rispetta le regole rompe la logica del pizzo. E deve essere premiato. Chi non rispetta le regole paga. Non può essere un commerciante da sostenere.

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