Il 25 aprile? “Patrimonio di tutti”. L’antifascismo? “Un valore”. Il riduzionismo della ricorrenza da destra? “Un errore politico“. Dopo il segretario Matteo Salvini e il governatore del Veneto Luca Zaia, un altro peso massimo della Lega, il presidente della Camera Lorenzo Fontana, spende parole celebrative sulla Liberazione in un’intervista a tutta pagina sul Corriere della Sera. Una loquacità che è difficile non ricollegare alla volontà politica di smarcarsi dai distinguo di Fratelli d’Italia e del presidente del Senato Ignazio La Russa, criticatissimo (da sinistra e non solo) per aver detto che la parola “antifascismo” non compare nella Costituzione. Fontana non cita mai il nome del suo omologo dell’altro ramo del Parlamento (e d’altra parte non gli viene mai chiesto), ma lancia un messaggio inequivocabile: “Il non riconoscere il valore che ci fu nella Liberazione è un errore politico, oltre che storico. Si trasmette il messaggio che questa Repubblica sia ancora oggi soltanto una questione di parte. Ma questo non è vero e sono polemiche che non fanno bene a nessuno, credo che in fondo nemmeno spostino gli elettori”.

Il presidente dell’Aula di Montecitorio (e vicesegretario federale della Lega) sottolinea più volte che il non riconoscersi nel 25 aprile è “un errore gravissimo“: la Liberazione, dice, “fu la lotta di tutto un popolo e di tutte le sue rappresentazioni e ispirazioni politiche, il fondamento del nostro Paese come lo abbiamo oggi. E il fatto che ci siano queste divisioni indebolisce il Paese in sé. Se una festa fondante come questa (la stessa definizione usata da Zaia, ndr) non riporta a una visione comune, ci rende più deboli all’estero e al nostro interno“, afferma Fontana. E deve pensarlo anche la premier Giorgia Meloni, se è vero – come riporta sempre il Corriere – che nel corso dell’ultimo Consiglio dei ministri, consapevole degli occhi addosso a lei e a FdI, ha chiesto ai suoi di “tenere i toni bassi” in occasione della ricorrenza, “evitare nuove polemiche, allentare le tensioni e mostrare il massimo della responsabilità”. Nell’agenda di Meloni per ora c’è soltanto un appuntamento: alle 9 sarà anche lei all’Altare della Patria, a deporre una corona d’alloro insieme al capo dello Stato.

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