Con i cambiamenti climatici, sempre più aree dell’Europa stanno diventando vulnerabili al Dengue. Emblematico di questo fenomeno è il caso di una donna britannica contagiata a settembre 2022 nel sud della Francia, protagonista di uno studio che è stato presentato nei giorni scorsi al Congresso europeo di microbiologia clinica e malattie infettive (Eccmid 2023, in programma a Copenaghen da sabato 15 aprile a martedì 18).

La malattia virale viene innescata dalla puntura di zanzare del genere aedes aegyptique – sembra essersi trasformato nel 2023 in Argentina in una letale epidemia, visto che al momento si registrano già 39 morti, considerato un record storico, e almeno 41.257 casi. Questi ultimi sono al di sopra di quelle verificatisi negli anni scorsi, e in particolare il 48,4% in più del 2020, anno in cui si erano avuti 26 decessi. Il portale di notizie Infobae indica che i 39 decessi attuali sono distribuiti in nove zone: provincia di Buenos Aires (1), città di Buenos Aires (2), Jujuy (6), Salta (10) , Santa Fe (7), Santiago del Estero (1), Tucumán (9), Entre Ríos (1) e Córdoba (2). Da sottolineare che fonti del ministero della Salute argentino hanno indicato che in tutti i campioni studiati è stato rilevato il sierotipo 2-Cosmopolitan, che finora non circolava in Argentina, ma in Brasile e Perù. Si tratta di un sierotipo Denv-2 originario del sud-est asiatico, che nella regione latinoamericana è stato isolato per la prima volta nel 2019, in Perù.

La Dengue fa paura in Sud America. In Argentina” sono stati registrati “oltre 40mila casi e 39 morti dall’inizio dell’anno. Il sierotipo Cosmopolitan, tipico del Sud-Est asiatico, si è diffuso in America” e si presenta “molto più rapido nella diffusione, più aggressivo e anche più mortale” sottolinea Matteo Bassetti, direttore della Clinica di Malattie infettive del policlinico San Martino di Genova. “La Dengue, chiamata anche” febbre “spaccaossa, si sta diffondendo purtroppo anche in Europa con casi autoctoni nel sud della Francia. Un altro problema infettivo moltiplicato dalla globalizzazione e del surriscaldamento del pianeta”. Nei giorni scorsi ad Arezzo si sono registrati due casi.

Il caso inglese è stato così descritto dai medici britannici: la paziente, 44 anni, senza patologie di base, si è presentata in un pronto soccorso del Regno Unito. Aveva la febbre da 3 giorni, mal di testa all’altezza del retro degli occhi, dolori muscolari e sulla pelle un’eruzione eritematosa diffusa e sbiancante (che può verificarsi con una serie di infezioni). La donna era tornata il giorno prima della comparsa dei sintomi dalla Francia, dove era stata in visita dalla famiglia, vicino a Nizza. E non aveva viaggiato in nessun altro Paese. Anche altri componenti della famiglia non stavano bene e presentavano gli stessi sintomi. Un campione è stato inviato con urgenza al Rare Imported Pathogens Laboratory (Ripl) del Regno Unito e da lì è arrivata la conferma di un’infezione acuta da virus della Dengue. La paziente non ha avuto bisogno di cure mediche ed è stata monitorata in regime ambulatoriale. Questa paziente, spiega l’autore dello studio, Owain Donnelly dell’Hospital for Tropical Diseases di Londra, Regno Unito, “faceva parte di un focolaio di oltre 30 casi trasmessi localmente nel sud della Francia nel 2022, il che evidenzia la rapida evoluzione dell’epidemiologia della Dengue. I meccanismi di sorveglianza e segnalazione sono importanti per garantire una comprensione accurata della diffusione” del virus. “Con il cambiamento climatico – avverte – in particolare temperature più calde e più precipitazioni, e l’aumento del commercio e del turismo globali, potremmo vedere più parti d’Europa con la giusta combinazione di fattori per le epidemie di Dengue”.

Foto di archivio

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