Mentre Silvio Berlusconi resiste in terapia intensiva al San Raffaele, la sua malattia diventa l’occasione per sfogare l’acredine interna al sedicente terzo polo tra Azione e Italia viva. La scusa sono le frasi un po’ troppo “da epitaffio” che Carlo Calenda ha speso a Tagadà, su La7, parlando del ricovero dell’ex premier: “Penso che sia la chiusura di fatto della seconda Repubblica. La seconda Repubblica è Berlusconi, nel bene e nel male. Non ho mai creduto alla sua successione. E questo ha anche aspetti positivi, vedi i conflitti di interesse. Si chiude un pezzo di storia. È stato un leone, anzi, è un leone”, ha detto il leader di Azione. Parole che hanno fatto indignare il capogruppo azzurro al Senato Paolo Barelli: “Carlo Calenda chieda scusa perché non ha il diritto di entrare nel merito della storia di un uomo, di un grande uomo che ha fondato un grande partito, Forza Italia, a servizio del Paese e degli italiani. Nessuno di Forza Italia parteciperà a un dibattito con lui presente, finché non chiederà scusa. Si concentri piuttosto sulla sua esperienza politica”, attacca. “Il futuro di Forza Italia appartiene al presidente Berlusconi e a noi. Il nostro partito è Silvio Berlusconi, in questo momento la nostra grande comunità ha una voce sola, è al fianco del presidente e combatte con lui”, aggiunge.

Inaspettatamente, però, ad attaccare Calenda è anche un suo compagno di gruppo parlamentare, Roberto Giachetti di Italia viva: “Le parole di Carlo Calenda su Berlusconi sono davvero pessime. Capisco l’indignazione di Barelli”, dice su Radio Leopolda. E così a difendere l’ex ministro dello Sviluppo economico arriva il suo numero due, Matteo Richetti, che parla apertamente di “fuoco amico“: “L’unico leader dell’opposizione che ha augurato pronta e piena guarigione a Berlusconi, riconoscendogli di essere protagonista di una intera stagione politica italiana e definendolo un “leone” bersagliato da attacchi e fuoco amico senza mai riportare una sua parola fuori posto. Chiedetevi perché”. Il riferimento sembra allo scetticismo espresso da Calenda verso la nuova avventura di Renzi alla direzione del Riformista: “Se è questo che vuol fare nella vita, auguri. Ma non potrà essere un giornale di partito”, lo ha avvertito sui giornali e in tv, facendo trasparire anche un certo fastidio per essere stato avvertito dell’iniziativa all’ultimo momento.

Il leader di Azione come suo uso e costume non sfugge alla polemica, anzi replica su Twitter: “Capisco il nervosismo e lo scuso, ma non c’è stata una singola espressione meno che rispettosa e benaugurante da parte mia verso Berlusconi”, scrive. E poi al Tg1 ribadisce: “Io ho detto solamente che a Berlusconi auguro di tornare a casa il prima possibile. È stato un leone: ho usato le stesse parole che ha usato suo figlio. E tuttavia sono stato attaccato da tutta Fi: credo più per agitazione per il momento attuale che per qualcosa che ho effettivamente detto. Non sono riusciti a citare qualcosa che ho sostenuto di non appropriato, anche perché in questi frangenti l’unica cosa che uno può dire è augurare alla persona che sta male il meglio. Io ho avuto mia moglie con la leucemia, quindi figuriamoci se non simpatizzo per il Presidente Berlusconi, ci mancherebbe”.

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