A Carlo Calenda il nuovo incarico di Matteo Renzi alla guida del Riformista non va giù. E soprattutto non gli va giù averlo saputo solo all’ultimo momento. Il fastidio confidato alla sua cerchia ristretta, giovedì il leader di Azione lo ha messo in piazza a Tagadà su La7: “L’ho saputo un pochettino prima degli altri. Mi ha chiamato, bontà sua“, ha risposto acido alla domanda su quando fosse stato messo a conoscenza della mossa del socio. E subito lo ha avvertito: “Bisogna dire però, a tutela dei lettori, che il giornale non ha niente ha che fare con il terzo polo“.

“Questa è una situazione inedita“, sottolinea Calenda: “L’indipendenza sarà molto importante per Renzi. Tracciare una linea tra il lavoro di senatore e quello di direttore del giornale non è una cosa semplicissima. Il passaggio di Renzi, che va a dirigere un contropotere, è un passo importante. Rispetto il suo percorso di allontanamento dal lavoro diretto nel terzo polo, ma questo deve essere molto chiaro. L’importante è che non si sviluppino conflitti d’interesse. E i liberali in tutto il mondo sono andati in crisi proprio su questo. Se vogliamo riformare l’Italia, dobbiamo fare chiarezza”, afferma.

Concetti che il giorno dopo l’ex ministro ribadisce in un’intervista alla Stampa: Renzi l’ha chiamato soltanto “prima di fare la conferenza stampa“, racconta. “Parlando con lui ho voluto definire una cosa: dovrà stare attento a chiarire che quello non sarà un giornale di partito. Per capirsi, non sarà l’Unità, Il Popolo o l’Avanti! del terzo polo. E questo per un dovere di rispetto verso i nostri elettori e verso i lettori”, afferma. Per poi chiosare con lo stesso gelo: “Gli faccio i miei auguri, se è questo che vuole fare nella vita, figurarsi”.

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