Ha dichiarato di avere fatto irruzione all’alba per rimuovere “agitatori” che avevano fuochi d’artificio, bastoni e pietre. Ma all’ingresso delle forze dell’ordine nella moschea di Al-Aqsa a Gerusalemme si è scatenata la guerriglia alimentata dalle violenze della polizia, mentre da Gaza sono partiti razzi diretti verso il territorio israeliano, in particolare in direzione di Sderot cittadina vicino la Striscia, dove erano risuonate le sirene di allarme. Il ministro della Sicurezza nazionale israeliano Itamar Ben Gvir, estremista di ultra destra noto per le sue posizioni anti-palestinesi, ha risposto che “il governo di cui faccio parte deve rispondere con forza al lancio di razzi da Gaza, i razzi di Hamas richiedono una risposta che vada oltre il bombardamento di dune e postazioni non presidiate. È ora di mozzare qualche testa a Gaza“. L’irruzione ad Al-Aqsa ha provocato l’arresto di 350 palestinesi, tra cui anche donne andate nel luogo sacro per pregare, ed è stata bollata da Hamas come un “crimine senza precedenti”. Altrettanto duro il portavoce del presidente palestinese Mahmoud Abbas, Nabil Abu Rudeineh, secondo cui l’irruzione nella moschea “supera tutte le linee rosse e porterà a una grande esplosione”. A Gaza, poi, i gruppi militanti palestinesi Hamas e della Jihad islamica hanno anche invitato i residenti palestinesi di Gerusalemme, della Cisgiordania e di Israele ad andare a radunarsi intorno alla moschea e ad affrontare le forze israeliane. Secondo la versione riportata da Idf, dopo la preghiera della sera, decine di giovani mascherati si sono barricati in moschea con pietre, mazze e molotov. A quel punto, la polizia riferisce di aver tentato di convincere i giovani palestinesi a lasciare la zona, di essere poi stata costretta a entrare con agenti antisommossa.

Le immagini però mostrano ricostruzioni tra loro contrastanti: video diffusi dalle forze israeliane mostrano gli agenti avanzare con gli scudi sotto una raffica di esplosioni, mentre filmati diffusi dai palestinesi mostrano giovani picchiati dagli agenti, anche dentro il luogo sacro. Su Twitter diversi account ripropongono video in cui dalle moschee circostanti si alzano grida di aiuto per soccorrere i feriti ad al-Aqsa, mentre altri sottolineano che non è stato dato il permesso alla Croce Rossa per offrire assistenza medica e che è stato devastato il centro medico adiacente alla moschea. Dopo che la polizia aveva fatto allontanare con la forza la maggior parte dei fedeli musulmani presenti, circa 50 ebrei “fanatici”, afferma il Dipartimento islamico Waqf di Gerusalemme, hanno passeggiato nei cortili di Al-Haram Al-Sharif, il Nobile Santuario, come forma di provocazione, eseguendo rituali ebraici sul lato orientale dei cortili e davanti alla Cupola della Roccia, prima di lasciare il sito religioso.

Il precedente: la morte di Mohammed Elasibi – La situazione negli ultimi giorni, prima dell’irruzione della moschea, si è particolarmente inasprita dopo l’uccisione di un fedele musulmano avvenuta il 2 aprile al termine delle preghiere del secondo venerdì del Ramadan, in prossimità della Spianata delle Moschee di Gerusalemme. Secondo la polizia il 26enne Mohammed Elasibi si è impadronito a sorpresa della pistola di un agente, ha sparato due colpi verso una gruppo di agenti vicine, ed è stato poi ucciso. “Non c’è dubbio che si sia trattato di un attentato”, aveva riferito il capo della polizia Koby Shabtay. L’episodio, secondo la polizia, non è stato ripreso dalle telecamere di sicurezza perché avvenuto in una zona morta, a ridosso della Porta della Catena. I leader della popolazione araba in Israele hanno invece accusato la polizia di aver “ucciso Elasibi a sangue freddo” e hanno chiesto l’apertura di una commissione di inchiesta sull’incidente. Secondo alcuni deputati arabi, niente nella biografia di Elasibi (un beduino israeliano del Negev che era in procinto di laurearsi in medicina in Romania) faceva pensare a una persona incline alla violenza. Lo sciopero include i servizi pubblici, le attività commerciali e le istituzioni educative. Sono previsti anche cortei di protesta. Alla vigilia del digiuno del Ramadan, la polizia israeliana aveva già dichiarato lo stato di allerta in tutto il territorio.

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