Masies Artien è un armeno nato a Bagdad e lavora come assistente agli anziani in una casa di riposo nella provincia olandese di Utrecht. Questa sera scenderà in campo contro il Psv Eindhoven e dovrà marcatore uno dei grandi talenti emergenti del calcio olandese, Xavi Simons (nella foto). In squadra con lui ci saranno un consulente finanziario, Floris van der Linden, un addetto agli acquisti nell’azienda di abbigliamento di famiglia, Vincent Gino Dekker, e altri giocatori per il quale il calcio è, nella migliore delle ipotesi, una professione part-time alla quale affiancare un altro lavoro. Qualche giovane spera nel salto in avanti, altri sono partiti dall’alto ma non ce l’hanno fatta – come il citato Dekker, ex vivaio Ajax.

Spakenburg-Psv è la prima semifinale di coppa d’Olanda, il cui programma prevede anche il big match tra Feyenoord e Ajax. Tre corazzate e una outsider assoluta, che fotografano come meglio non si potrebbe il senso di una coppa nazionale. Una coppa di, e per, tutti, dove ovviamente i club più forti hanno maggiori chance di farla da padrone – e l’albo d’oro della competizione lo dimostra – ma in cui c’è spazio anche per storie di gente comune capace di infilarsi, per una volta nella loro vita, tra le grandi, in spazi e contesti che nessuno avrebbe mai potuto immaginare. Nel caso dello Spakenburg, questo club amatoriale di Bunschoten, cittadina di 25mila anime in provincia di Utrecht a circa 20 chilometri di distanza dal capoluogo, ha superato cinque turni, eliminando in due di questi altrettante società di Eredivisie: Groningen e Utrecht. Quest’ultima è stata sconfitta 4-1 a domicilio ai quarti di finale e, vista la vicinanza tra le due città e le dimensioni delle due squadre, è un po’ come se il Prato avesse travolto la Fiorentina all’Artemio Franchi.

Quella olandese non è una competizione particolarmente considerata, se non dagli addetti ai lavori. Lontana, per necessità e virtù, dagli eccessi economici del calcio di altissimo livello, è una sorta di palestra per la crescita di giovani talenti, prodotti dai vivai locali o scovati attraverso lo scouting. Ma il livello competitivo è buono e casi come lo Spakenburg non sono all’ordine del giorno, non più di quanto possa accada in Coppa di Francia o nella FA Cup inglese. Nella storia della coppa d’Olanda solo due società dilettantistiche sono arrivate in semifinale di coppa, l’Ijsselmeervogels nel 1975 e il VVSB nel 2016. Nel primo caso, sugli scudi salì un ex marinaio di stanza a Curacao, il portiere Jos de Feyter, che si scoprì eccellente pararigori, mentre nel secondo il momento di gloria toccò a uno stagista presso la catena di negozi casalinghi Hema, Maikey Paremi, che la stagione successiva tentò il salto nel calcio professionistico senza però ottenere risultati apprezzabili, finendo come uno dei tanti re per una notte destinati a rimanere tali.

Storie di questo genere spuntano in numerosi paesi. L’Inghilterra è una miniera, anche se negli ultimi anni il filone del giant killing si è un po’ inaridito; in Francia, che anni fa vide un club amatoriale, il Calais, addirittura in finale di coppa, la scorsa stagione c’è stata la cavalcata del Fc Versailles 78, la squadra della cittadina dove è ubicata la famosa Reggia; in Spagna si ricordano ancora il bancario Pablo Infante e il suo Mirandès semifinalista di Copa del Rey; così come casi di dilettanti allo sbaraglio (ma non troppo) si sono verificati anche in Germania e Portogallo. Solo in Italia, tra i paesi con le competizioni più di valore, questi racconti sono vietati, perché strozzati alla radice da un format non solo pensato a uso e consumo delle big, ma che nemmeno include le realtà – quanto meno le migliori, visto il numero elevato – delle serie minori. Questione di soldi: fasi finali con squadre di primo livello significano incassi maggiori, e per molte fabbriche di debiti di Serie A questa è l’unica cosa che conta. E’ una questione di mentalità e cultura sportiva, come nel caso della final four della Supercoppa in Arabia Saudita, idea copiata dalla Spagna. Paese che però negli ultimi anni ha riformato la propria coppa in maniera più inclusiva. Ma la nostra Federazione sembra interessata solo ai cattivi esempi.

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