FATTO FOOTBALL CLUB – Una partita intera giocata con lo stadio in rivolta. Lo sciopero del tifo in piazza e la curva in silenzio. Gli scontri in tribuna, vergognosi, fra bande di ultrà favorevoli o contrarie alla protesta. E poi i cori, incessanti, contro il presidente De Laurentiis. Come se la squadra fosse in chissà quale crisi, ma qui è prima in classifica e vive l’anno più importante della sua storia. Sono i napoletani il peggior nemico del Napoli.

Non tutti, chiaramente, ma sono loro oggi quelli che fanno notizia. Quanto successo durante Napoli-Milan infatti è semplicemente surreale: il big match che poteva far scattare ufficialmente il conto alla rovescia per lo scudetto, antipasto della doppia sfida europea che valere una storica semifinale di Champions, è diventato l’occasione per polemiche, litigi, persino violenze. Mai si era vista una contestazione così assurda e masochistica.

Viene da chiedersi che cosa porti questa piazza a farsi sempre del male da sola, diventare il peggior nemico di se stessa proprio quando le cose vanno bene. A livello quasi filosofico, perché poi nel concreto le cause della discordia sono note. I tifosi del Napoli si sono ritrovati nel pomeriggio davanti al Maradona per ribadire la propria posizione (già espressa nelle scorse settimane) contro la gestione dello stadio da parte della società: nel mirino, in particolare, il caro prezzi in vista delle partite di Champions, ma soprattutto il divieto di ingresso per stendardi e tamburi imposto dalla Questura, e l’obbligo di tessera del tifoso. La manifestazione, fin lì pacifica, poi all’interno dell’impianto si è trasformata in rissa, perché alcuni tifosi si sarebbero rifiutati di lasciare vuoti gli spazi nella curva. Fino all’epilogo dei cori contro De Laurentiis, che per decine di minuti sono riecheggiati nel silenzio dello stadio durante il match.

In linea di principio, la protesta avrà pure alcuni punti fondati ed altri meno: è giusto preservare la tradizione del tifo, ma un prezzo più alto per un evento come un quarto di finale di Champions ci può pure stare, e certi divieti apparentemente punitivi nascono anche in reazione a precedenti (come la gazzarra in strada per la gara di Europa League con l’Eintracht, a cui non hanno contribuito solo gli ultras tedeschi…). Senza nemmeno entrare nel merito, però, e nelle dinamiche interne alla piazza, dall’esterno basta un occhio distratto per capire quanto tutto ciò sia semplicemente assurdo. Si è creato un clima di tensione attorno a una squadra che dovrebbe solo volare sulle ali dell’entusiasmo, nel mese più importante della sua storia. Lo stadio ha passato più tempo a insultare il suo presidente che a incitare i giocatori. E chissà se questo ha influito sulla disfatta contro il Milan: probabilmente no, però l’atmosfera era elettrica, ingiustificatamente pesante, e certe cose i calciatori in campo le avvertono.

De Laurentiis può non stare simpatico. Parla quasi sempre a sproposito, ha una conduzione padronale e paternalistica del club. Però, oggettivamente, cosa gli si può contestare a Napoli: i suoi 20 anni di gestione sono stati perfetti. Ha preso una squadra in C e l’ha riportata in Serie A, poi in Europa, sfiorando almeno in un paio d’occasioni uno storico scudetto, che arriverà fra qualche settimana, con un modello di calcio sostenibile, virtuoso, spesso divertente. Mettere in atto una contestazione plateale e sistematica contro di lui, oggi, in questo specifico momento, significa non avere il senso della realtà napoletana. E nemmeno di ciò che sta fuori: ammesso che qualcun altro sia interessato a una piazza del genere, i tifosi che protestano davvero pensano che con una proprietà americana o un fondo arabo le regole d’ingaggio in curva o i prezzi in tribuna sarebbero diversi? Nel bene e nel male, De Laurentiis ha fatto la fortuna del calcio recente a Napoli e bollarlo in mondovisione come “figlio di p***ana” ora che sta regalando alla città il suo terzo storico scudetto è ingeneroso, intempestivo. Persino pericoloso. È proprio vero che la squadra di Spalletti sta compiendo una grande impresa: vincere a Napoli. Nonostante Napoli.

Twitter: @lVendemiale

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