Apre il Partito democratico al motto “convergiamo”, non chiude ma fissa l’asticella Giuseppe Conte ribattendo: “Bene la proposta, che ricalca quella del M5s”. Dopo giorni di tensione su merito e centesimi, le opposizioni provano a convergere sul reddito minimo legale e a togliere così a Meloni la suprema soddisfazione di veder arenare per mano loro una misura cui si dice contraria da sempre, che ha bollato come “specchietto per le allodole”. A 24 ore dall’avvio ufficiale alla Camera della discussione sulle proposte di legge sembra arrivato il momento in cui le opposizioni mettono da parte distinguo e primogeniture.

Ad oggi ci sono ben cinque disegni di legge in materia, praticamente identici salvo per la cifra che balla, con quella dell’ex ministro Orlando che cala 50 centesimi in più in un gioco al rialzo che rischiava di risultare imbarazzante per gli stessi proponenti: sullo sfondo del dibattito che sembrava avviato verso un imbuto dei veti reciproci, c’è un Paese con quattro milioni di poveri dal quale affiorano storie di sottosalariati emblematiche, come il personale delle case di riposo pagati 5 euro l’ora ma che da anni sono realtà in molti altri settori come la logistica e le pulizie, spesso a causa dei cosiddetti “contratti pirata”. Ebbene oggi pare il giorno dei tentativi di convergenza.

Il Pd spiana la strada con Marco Sarracino, membro della commissione Lavoro della Camera che lancia il messaggio a M5S e Verdi-Sinistra: “Lavoriamo a un testo comune delle opposizioni”. “Come abbiamo già detto, il Pd è disponibile a ridiscutere la proposta presentata ad inizio legislatura, che prevede un ruolo centrale della contrattazione collettiva più rappresentativa per la fissazione del salario minimo di ogni settore che non può essere comunque inferiore a 9,50 euro l’ora. Combattere la povertà e lo sfruttamento è una priorità del Partito Democratico”. Non rinuncia però a pungolare il M5S che da giorni manda segnali di insofferenza per le mosse con cui il nuovo Pd di Elly Schlein ha tentato di fatto di intestarsi una storica battaglia del Movimento: “Non si è giunti purtroppo ad approvare una legge sul salario minimo neanche quando sembrava ci fossero condizioni favorevoli, sia con il Presidente Conte nelle sue due esperienze di Governo sia con l’esecutivo Draghi quando si era in una fase avanzata di dialogo con le forze sociali. Ma in questa legislatura si può e si deve voltare pagina”.

La palla passa dunque a Conte che via Facebook replica: “Registriamo una buona notizia, il Partito democratico, dopo anni di titubanze, ha finalmente depositato una proposta – aggiunge Conte – che ricalca pressoché integralmente quella già depositata dal M5s, a mia prima firma, per introdurre una ‘soglia minima legale’ sotto cui nessun contratto collettivo nazionale di lavoro deve scendere. Ora attendiamo Calenda, che pure si è dichiarato pubblicamente favorevole”. “Poi – aggiunge il presidente del M5s – allargheremo il dialogo a Forza Italia, alla Lega, a Fratelli d’Italia. Parleremo con tutti, anche con le forze di maggioranza più restie, per convincerle che stiamo facendo una battaglia di civiltà, che in 21 Paesi europei su 27 i lavoratori hanno già vinto. Non ci fermeremo sino a quando non prevarrà la dignità del lavoro e il rispetto dei lavoratori”.

L’ex ministro Orlando al fattoquotidiano.it ha rimarcato che la sua proposta ricalca “il lavoro sottoposto a suo tempo alle parti sociali al ministero del lavoro, prevedendo di usare come salario minimo il trattamento previsto dai contratti leader e ad integrazione di questo una soglia sotto la quale non potessero andare i contratti. La prima parte fu assunta come base di confronto, sulla seconda emersero contrarietà. Peraltro la proposta presentata in questa legislatura affronta anche il tema dei contratti scaduti. Le posizioni nel dibattito stanno ulteriormente evolvendo, ci sono le condizioni politiche per vincere questa battaglia“.

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