Zelensky provoca, Mosca risponde a tono. Non solo i quotidiani scontri e violenze sul campo di battaglia, tra Ucraina e Russia, se possibile, sale ulteriormente anche la tensione diplomatica, con il presidente di Kiev che oggi ha dichiarato di appoggiare la petizione per cambiare il nome della Federazione in Moscovia. Parole che hanno trovato l’immediata reazione della portavoce del ministero degli Esteri, Maria Zakharova, e soprattutto del vicepresidente del Consiglio nazionale di sicurezza, Dmitry Medvedev.

“La questione sollevata nella petizione necessita di essere attentamente soppesata sia nei termini del contesto storico e culturale sia in vista delle possibili conseguenze legali internazionali”, ha scritto Zelensky aggiungendo di aver chiesto al premier Denys Shmyhal di lavorarci assieme alle istituzioni scientifiche. La proposta ha già raccolto 25mila firme e parte dal presupposto che “il nome storico della Russia è Moscovia”: “La Russia – spiegano – esiste solo da 301 anni, dal 22 ottobre 1721, quando lo zar della Moscovia Pietro I ha deciso che il regno moscovita sarebbe diventato l’impero russo”.

Dura la risposta che arriva dalla capitale russa. Zakharova ha dichiarato che l’uscita del presidente ucraino è solo “un’altra prova del tentativo di creare una ‘anti Russia’ in Ucraina“. Più violenta invece la replica di Medvedev: “Il supremo nazista di Kiev (Zelensky, ndr) ha ordinato di risolvere la questione della ridenominazione della Russia in Moscovia. Non Hochlandia (dispregiativo rivolto all’Ucraina che può essere tradotto come ‘terra inferiore’, ndr) e ancor meno Piccola Russia, solo sporco Reich di Bandera“, ha concluso riferendosi a Stepan Bandera, leader dell’Organizzazione dei Nazionalisti Ucraini che in funzione anti-sovietica si schierò al fianco del regime nazista di Adolf Hitler.

Chi invece prova ad abbassare la temperatura diplomatica e favorire un difficile dialogo tra le parti è di nuovo Papa Francesco che, in un’intervista per il suo decennale di pontificato rilasciata al quotidiano argentino La Nacìon, ha dichiarato di essere “disposto ad andare a Kiev. Voglio andare a Kiev. Ma a condizione di andare a Mosca. Vado in entrambi i posti o in nessuno dei due”. Francesco risponde anche sul fatto di aver parlato di Putin, in altre interviste, come di “una persona colta”: “È colto – ribadisce – È venuto a trovarmi qui tre volte come capo di Stato e puoi avere una conversazione di alto livello con lui. È colto. Abbiamo parlato di letteratura una volta. Un uomo che non solo parla russo, parla perfettamente tedesco, parla inglese. Una cultura è qualcosa che si acquisisce, non è una professione morale. Sono due cose differenti”. E se sia credibile un incontro in Vaticano tra Zelensky e Putin, risponde: “Detto così, Zelensky e Putin, non lo so. Ma è plausibile un incontro mondiale dei delegati mondiali su questo”.

In Occidente, nonostante le ultime tensioni tra la Cina e gli Stati Uniti, c’è chi invece guarda proprio a Pechino come a possibile mediatore informale per il raggiungimento di determinati obiettivi. La presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, ha risposto a chi le ha chiesto di possibili sanzioni nei confronti della Repubblica Popolare che l’Ue ha “già sanzionato Paesi terzi che hanno fornito armi alla Russia nella guerra contro l’Ucraina, ad esempio l’Iran“. Mentre il ministro degli Esteri, Antonio Tajani, è stato più esplicito: “Abbiamo insistito perché la Cina faccia pressioni sulla Russia, ad esempio perché non fare una zona franca attorno alla centrale di Zaporizhzhia? Lo abbiamo anche proposto al segretario dell’Onu. E così rinforzare il corridoio verde del grano per l’Africa, dove ci sono fughe di massa per la fame”.

Proprio Zaporizhzhia è tornata al centro delle cronache belliche negli ultimi giorni. E anche oggi bombardamenti russi hanno colpito “infrastrutture vitali” della città. L’altro fronte caldo rimane Bakhmut, dove il capo del Gruppo Wagner ha annunciato di essere a 1,2 chilometri dal centro città. Prigozhin ha comunque aggiunto che le forze armate ucraine cercheranno di condurre una controffensiva nel nord di Bakhmut.

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