Il 2 marzo è iniziata l’audizione dei testi per l’istituzione della Commissione parlamentare d’inchiesta sul Covid.

Le virostar hanno minimizzato l’importanza del piano pandemico non aggiornato che secondo loro sarebbe stato inutile. L’ultimo ascoltato alle 17,30, Francesco Zambon, invece ha detto che la commissione sulla gestione pandemica istituita dalla rivista Lancet ha chiarito una volta per tutte che i Paesi che avevano un piano pandemico aggiornato, soprattutto in Asia orientale, sono andati di gran lunga meglio.

Come una scure il giorno 1 marzo la procura di Bergamo si è espressa ed ha iscritto nel registro degli indagati per epidemia colposa i vertici nazionali e lombardi della sanità.

L’ex presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, e il suo ministro della Sanità, Roberto Speranza. Il presidente della Regione Lombardia, appena rieletto anche con i voti dei paesi della bergamasca maggiormente colpiti, Attilio Fontana, e il suo assessore alla Sanità, Giulio Gallera, oltre a tanti altri nomi tecnici. Perché i tecnici hanno detto, forse oltre ogni dignitoso limite, ma i politici hanno scelto e obbligato ogni cittadino a rispettare le scelte.

Naturalmente aspettiamo l’esito dei pronunciamenti definitivi della giustizia legale e della giustizia parlamentare. Ci vorranno anni. Il problema è che ora i politici – la maggior parte dei quali decide ancora della nostra salute – per difendersi non fanno nulla se non attaccare.

Ha cominciato il “nuovo” presidente della Regione Lombardia che, per discolparsi dalle pesanti accuse, ha detto che le scelte della zona rossa dipendevano dal governo centrale, cioè da Roma. Come a dire: il mio partito è nato e vive per chiedere l’autonomia ma poi dipende, quando conviene, da Roma ladrona!!! Proprio nell’emergenza avrebbe potuto dimostrare il lato positivo dell’autonomia ma non lo ha fatto, anzi dice che non poteva farlo. Il ministro dell’Interno dell’epoca, Luciana Lamorgese, ha detto invece ai magistrati di Bergamo che Fontana poteva decidere per la zona rossa e non l’ha fatto.

E per confermare che si poteva fare, anzi si doveva, c’è la scelta della regione rossa per eccellenza, l’Emilia Romagna che ha scelto in autonomia di mettere alcuni paesi in zona rossa. Non ho dubbi: Bonaccini ha potere decisionale maggiore di Fontana che lotta da decenni per l’autonomia. Chi non ha rispettato le regole o peggio non le ha applicate? Chi chiederà scusa alle oltre quattromila persone che molto probabilmente si potevano salvare?

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