Undici anni fa scrivevo il mio primo post su questo blog, portando i numeri aggiornati al 2012, dei morti lungo le frontiere europee. Da allora è cambiato solo il numero dei morti, ma niente, nient’altro è stato fatto per porre rimedio a questa carneficina. Non è valso Aylan, non è valso il 3 ottobre. Niente.

E’ come se il tempo si fosse fermato, ancora queste zattere alla deriva, questi neonati coperti da lenzuola bianche; mentre guardiamo tutti il dito puntato della destra o il dito puntato della sinistra. Sì, perché destra e sinistra continuano con i soliti, nauseabondi dibattiti acchiappa consenso: “Accogliamo”, come se fosse normale lasciare che la gente parta coi barconi della disperazione; vs “le responsabilità non sono dell’Italia”, come se fosse normale mentre uno affoga domandarsi chi debba soccorrerlo.

Eppure la domanda semplice di un bambino potrebbe essere la soluzione: perché non lasciamo che i migranti raggiungano l’Europa – come facciamo noi dei paesi “che contano” – con un aereo? I migranti pagano agli scafisti migliaia di euro per un posto su un gommone. Non è mica per soldi che non prendono l’aereo. Non è mica perché non sanno che possono morire che continuano a prendere il barcone.

La Carrier Sanctions Directive 2001/51/EC, direttiva dell’Unione Europea, impone sanzioni alle compagnie aeree che trasportano passeggeri che non sono in possesso di documenti di viaggio validi. Le multe alle compagnie aeree arrivano fino alla cifra forfettaria di 500mila euro, oltre ai costi del viaggio di ritorno dei passeggeri. Le compagnie aeree rischiano dunque multe salate se consentono a un migrante irregolare di entrare e quindi rifiutano di imbarcare persone che non sono in possesso di documenti validi.

Questa vigliacca sanzione rende solo estremamente difficile per i migranti viaggiare in maniera sicura verso l’Europa, ma non funziona – come vorrebbe – da deterrente alla disperazione di chi è disposto a rischiare di morire per andare via dal proprio paese. Credo che dopo centinaia di migliaia di morti possiamo affermarlo con certezza.

Per non investire in serie e robuste politiche di gestione delle pratiche migratorie, magari con solidi apparati negli stessi aeroporti europei, gli stati membri chiudono ermeticamente le frontiere per via aerea, e delegano ai limiti della geografia e al destino di un viaggio rischiosissimo i controlli alle frontiere, alimentando smisuratamente da un lato le tasche del racket e il business degli scafisti, dall’altro il numero vergognoso e in vertiginosa crescita dei morti lungo le frontiere europee.

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