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Mazzette in Ue, Giorgi esce dal carcere: concessi i domiciliari. Times: “Lui e Panzeri tenuti nella stessa cella per settimane”

Come scrive il quotidiano britannico, che cita fonti della procura belga, i due hanno così avuto l'opportunità di condividere informazioni preziose prima e durante gli interrogatori dei magistrati che su di loro hanno aperto un fascicolo. Ma dietro alla mossa delle forze dell'ordine potrebbe nascondersi la volontà di carpire maggiori informazioni
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Francesco Giorgi esce dal carcere per essere messo ai domiciliari. Secondo fonti interne alla Procura belga, l’assistente parlamentare coinvolto nello scandalo delle presunte mazzette pagate da Marocco e Qatar per influenzare le decisioni all’interno del Parlamento europeo potrà tornare nella propria abitazione brussellese indossando il braccialetto elettronico, come deciso al termine dell’udienza per il riesame della custodia cautelare. Intanto, il Times rivela che lui e l’ex europarlamentare di Articolo 1, Antonio Panzeri, sono rimasti nella stessa cella per diverse settimane, nonostante fossero entrambi accusati di associazione per delinquere, corruzione e riciclaggio di denaro. Così, scrive il quotidiano britannico, i due hanno avuto l’opportunità di condividere informazioni preziose prima e durante gli interrogatori dei magistrati che su di loro hanno aperto un fascicolo. Ma dietro alla mossa degli inquirenti potrebbe nascondersi la volontà di carpire maggiori informazioni.

Stando al quotidiano britannico, ai due è stato permesso di condividere una cella del carcere di St Gilles a Bruxelles, circostanza che avrebbe potuto consentire loro di coordinare le rispettive testimonianze. I due sono ora in celle separate, scrive sempre il Times, mentre la procura al momento non ha rilasciato dichiarazioni sul tema. Ma la decisione dei magistrati potrebbe non rivelarsi un errore grossolano, bensì una strategia. Nel caso in cui i due protagonisti della vicenda avessero iniziato a coordinare le proprie testimonianze, ricostruendo i passaggi dello scandalo, facendo nomi, parlando di soldi e mandanti, sarebbero stati probabilmente intercettati da sistemi installati all’interno delle celle del carcere belga. Una prova ulteriore da poter usare, per chi indaga, non solo per rafforzare la posizione dell’accusa in un eventuale ambito processuale, ma anche per convincere le parti a collaborare in cambio di uno sconto di pena. Opzione scelta, ad esempio, proprio da Panzeri che, in cambio di un solo anno di carcerazione, una multa e sequestri di beni per circa 1 milione di euro, si è pentito e ha iniziato a raccontare la sua versione al giudice Michel Claise e alla sua squadra.

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