Stop totale a sconti in fattura e cessione dei crediti, oltre al divieto per gli enti pubblici di comprare quelli già sul mercato. Con una mossa a sorpresa, trapelata solo a poche ore dall’approvazione in Consiglio dei ministri, il governo ha scritto e dato il via libera a un decreto che mette fine alle due opzioni in caso di lavori edilizi. Il cambio sarà immediato – dal momento in cui entrerà in vigore il provvedimento – e riguarderà tutti i tipi di lavori. Il decreto è stato licenziato all’unanimità, hanno sottolineato fonti dell’esecutivo, viste le fibrillazioni dentro Forza Italia che aveva spalleggiato l’Ance, l’associazione dei costruttori, in particolare sullo stop alla cessione dei crediti fiscali già in pancia agli enti locali. Sul punto, i berlusconiani si erano trovati a far sponda trasversale con le opposizioni, a iniziare da M5s e Pd che hanno parlato di “confusione totale” del governo. La frattura è stata poi ricomposta in Consiglio dei ministri. In serata il decreto è stato firmato dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella ed è diventato legge.

Oltre all’addio alla cessione dei crediti alle pubbliche amministrazioni, il testo prevede anche che da ora in avanti non potrà più essere utilizzata l’opzione dello sconto in fattura o della cessione del credito. Insomma, resta solo la detrazione. Lo stop è valido dall’entrata in vigore del decreto e fanno eccezione solo gli interventi per cui sia già stata presentata la Cila, ovvero la comunicazione di inizio lavori. Nel caso di interventi effettuati dai condomini, oltre alla Cila, deve risultare adottata la delibera assembleare che ha approvato l’esecuzione dei lavori. Infine per gli interventi comportanti demolizione e ricostruzione degli edifici deve essere stata presentata l’istanza per l’acquisizione del titolo abitativo. È stata inoltre alleggerita la responsabilità in solido dei cessionari in possesso di apposita documentazione, fatto salvo il dolo. Le norme, almeno per quanto riguarda lo stop alla cessione dei crediti già accumulati, avevano acceso un nuovo fronte di scontro dentro la maggioranza dopo la proroga per le concessioni balneari. Con pezzi del centrodestra che si erano uniti a dem e Cinque stelle.

“Voglio essere chiaro la lievitazione dei crediti è avvenuta per mancata pianificazione durante il governo precedente a quello Draghi. Il governo Draghi ha tentato di porvi rimedio. Ma ormai era troppo tardi”, ha detto il vicepremier Antonio Tajani. Ancora più critico il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti – che ha citato Draghi quando accusò il M5s di aver costruito male la cessione – ha parlato invece di “politica scellerata” ideata per “creare consenso politico” che è costata a “ogni italiano, compresi quelli in culla, duemila euro a testa”. Per l’Ance invece c’è un “tracollo” in arrivo. La preoccupazione dei costruttori è legata in particolare all’acquisto dei crediti da parte degli enti pubblici che, ha detto la presidente dell’Ance Federica Brancaccio, “si stanno facendo carico di risolvere un’emergenza sociale ed economica sottovalutata dalle amministrazioni centrali, senza aver individuato ancora una soluzione strutturale, migliaia di imprese rimarranno definitivamente senza liquidità e i cantieri si fermeranno del tutto con gravi conseguenze per la famiglie”.

“È da ottobre che aspettiamo di capire come si pensa di risolvere una situazione che è diventata drammatica: non ci rendiamo conto delle conseguenze devastanti sul piano economico sociale di una decisione del genere”, aveva aggiunto Brancaccio. Sul punto Giorgetti e il sottosegretario Alfredo Mantovano hanno garantito un tavolo con le associazioni di categoria, già lunedì pomeriggio, per trovare una soluzione. “Quello che è fondamentale è che si riattivi la possibilità da parte degli intermediari, in particolare finanziari, nell’acquisto di questi crediti che in questo momento era di fatto bloccato per incertezza normativa che noi in questo decreto risolviamo”, ha sostenuto Giorgetti appellandosi “a tutto il sistema bancario e non solo” affinché agiscano “di concerto come sistema per risolvere questo ‘bucone’ che si è formato in ragione di una normativa definita con leggerezza”.

Per Mariolina Castellone, vicepresidente M5s del Senato, si tratta di una “follia anti-impresa” del governo. E l’ex ministro Stefano Patuanelli accusa: “Questo doveva essere il governo del ‘non disturbare chi vuole fare’. Invece è il governo del ‘condanniamo a morte chi vuole fare’. Distrutto il Superbonus e dimezzato Transizione 4.0”. Mentre il Pd parla di “posizione palesemente ideologica” del governo e un altro vicepresidente del Senato, Maurizio Gasparri di Forza Italia, parla di “tracollo di centinaia di aziende” e chiede una “alternativa” alla decisione di fermare la cessione agli enti pubblici. Sulla stessa lunghezza d’onda la deputata di Fi Erica Mazzetti che parla di una possibile via d’uscita tolta e annuncia di aver depositato un’interrogazione chiedendo, inoltre, di “precisare tecnicamente in quale modo si ritiene possa realizzarsi un risparmio pubblico sui crediti già iscritti in piattaforma”.

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