Un consorzio tra la tedesca Siemens e la consociata turca Sanayi ve Ticaret AŞ (nota anche come Siemens Türkiye) ha vinto nell’aprile 2018 l’appalto delle ferrovie turche Tcdd per la consegna di dieci treni ad alta velocità. Una commessa da oltre 340 milioni di euro, esteso poi nel 2019 a dodici treni. L’accordo include manutenzione, riparazione e pulizia per tre anni. Il gruppo Siemens aveva già siglato nel 2013 un primo contratto per la consegna di un convoglio “Velaro” ad alta velocità, e poi ancora per altri sei treni ad otto carrozze. L’ultimo affare ha tuttavia ora ripercussioni che trascendono l’aspetto finanziario, come rileva l’emittente tedesca Swr. Come condizione per la concessione dell’appalto è stata infatti proposta la sottoscrizione di un accordo di boicottaggio di Israele. Solo così è stato possibile ottenere il finanziamento di otto treni dalla Islamic Development Bank saudita (IsDB), che lo impone in ossequio alle regole di boicottaggio dettate dall’Organizzazione per la cooperazione islamica, la Lega degli Stati Arabi e l’Unione Africana.

L’articolo 7 dell’ordinanza per il commercio estero in vigore in Germania vieta però ad aziende o cittadini tedeschi di sottoscrivere documenti di questa natura. La violazione configura un illecito amministrativo che può comportare una sanzione fino a 500mila euro. Secondo quanto riporta Swr il management era perfettamente a conoscenza del problema e si è confrontato su come aggirare il divieto individuando tre strategie alternative: trasformare l’impegno in una propria clausola contrattuale di riserva, includere una lista di paesi di provenienza ammessi, oppure sottoscrivere il contratto finale a nome di un progetto comune secondo il diritto turco. Quest’ultima è stata poi la strada scelta da Siemens come la più sicura per evitare di essere esclusa dall’appalto e non incorrere in sanzioni in Germania.

Siemens Türkiye ha quindi ricevuto una procura da Siemens AG per poter presentare l’offerta e firmare il contratto secondo il diritto turco che, viceversa, non sanziona il boicottaggio di Israele. La filiale non è neppure domiciliata in un paese Ue, quindi Siemens AG formalmente non ha fatto nulla di punibile. Quanto alle valutazioni di Swr l’azienda tedesca non ha preso posizione, trincerandosi dietro la pendenza di una causa legale in corso tra ex collaboratori in Turchia e la consociata locale. Ha invece sottolineato di avere in corso una collaborazione duratura con Israele, avendo fornito dei convogli alla Israel Railways di cui cura anche la manutenzione.

Per il presidente dell’associazione Germania-Israele Volker Beck, il contratto sottoscritto da Siemens equivale ad un giuramento di ostilità nei confronti di Israele, contrario allo spirito della normativa nazionale, anche se probabilmente esente da sanzioni. Beck ha perciò annunciato la presentazione di una denuncia perché il comportamento della società sia valutato giuridicamente. L’articolo 7 dell’ordinanza tedesca per il commercio estero (Awv) ha lo scopo di escludere impegni di boicottaggio che esulano da quelli dettati dal Consiglio di sicurezza dell’Onu, dal Consiglio Ue o dalla stessa repubblica Federale Tedesca. Beck vuole spingere il ministro dell’Economia quantomeno a rafforzare la norma affinché non possa essere più aggirabile. Lo stesso avviso ha espresso alla Swr anche Arnold Wallraff, presidente fino al 2017 dell’Ufficio federale per l’economia ed i controlli di esportazione. Su accordi di diritto privato, così come violazioni al diritto sugli scambi con l’estero, non spetta però al ministero pronunciarsi direttamente ma alla magistratura. Nonostante la normalizzazione di relazioni diplomatiche con Israele, negli Stati arabi clausole di boicottaggio rimangano uno standard e finora gli organi giudiziari tedeschi non sono mai intervenuti. Di fronte all’assenza di precedenti è del tutto improbabile che Siemens venga perseguita, nonostante ne appaia evidente come rileva Beck, la condotta eccepibile.

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