Sappiamo se una canzone ci piace o meno dopo averla ascoltata solo per pochi secondi. A dirlo, è uno studio condotto da un team di ricercatori di psicologia della New York University degli Stati Uniti. A pochi giorni dall’inizio del Festival di Sanremo, questa ricerca fornisce una spiegazione scientifica al successo della storica kermesse e in particolare a ciò che noi telespettatori sperimentano, ogni anno, in maniera inconsapevole: innamorarci di una canzone solo dopo poche note, anche se non la si è mai ascoltata. Il motivo, sostiene Pascal Wallisch, professore associato presso il Center for Data Science della New York University e autore dello studio, sta nel fatto che quando ascoltiamo un brano “rispondiamo più all’atmosfera generale che una canzone ci porta piuttosto che alle sue note musicali in sé”.

Il gruppo di ricerca, che comprendeva anche studenti universitari della New York University, ha condotto un esperimento che includeva un campione eterogeneo di circa 650 studenti universitari e residenti nell’area di New York. Nel corso dello studio, i partecipanti hanno ascoltato oltre 250 canzoni complete, nonché estratti di queste canzoni della durata di cinque, 10 o 15 secondi. I ricercatori hanno anche variato la parte delle canzoni che sono state estratte, catturando le porzioni di intro, ritornello e strofa. I generi musicali includevano brani popolari nelle classifiche musicali negli ultimi 80 anni, nonché musica di un’ampia gamma di generi come classica, country, jazz, hip-hop, rock, elettronica e R&B/soul. Nell’esperimento, ai partecipanti è stato chiesto di valutare quanto gli è piaciuta una particolare canzone o clip. La scala di valutazione variava da: ‘Lo odio’, ‘Non mi piace molto’, ‘Leggermente non mi piace’, ‘Indifferente’, ‘Mi piace un po’’, ‘Mi piace molto’, ‘Lo adoro’. Poi, per valutare la loro familiarità con il brano, dovevano rispondere a questa domanda: ”Quante volte l’hai sentito prima?” Con la scelta di risposte del tipo: ‘Mai’, ‘Una volta’, ‘Più di una volta’, ‘Più volte’, ‘Troppi da contare’. Nel complesso, i risultati hanno mostrato che le preferenze dei partecipanti per le canzoni, indipendentemente dal fatto che ascoltassero una clip o l’intera canzone, erano allineate, indicando che le valutazioni delle preferenze delle clip prevedevano Mi piace o Non mi piace per intere canzoni.

In particolare, la lunghezza della clip non ha fatto alcuna differenza nelle valutazioni degli ascoltatori. “Nel corso di una determinata canzone, le proprietà acustiche cambiano radicalmente, ma questo non sembra avere molta importanza per gli ascoltatori”, prosegue Pascal Wallisch: “Possiamo determinare entro cinque secondi o meno se ci piacerà o meno”. I ricercatori hanno anche considerato possibili elementi ‘disturbanti’ per assicurarsi la veridicità dei risultati. Ad esempio, la possibilità che l’ordine di ascolto potesse aver influenzato i risultati: c’era una maggiore correlazione di preferenza quando i partecipanti ascoltavano la canzone completa prima di ascoltare l’estratto, indicando che l’ascolto di un’intera canzone possa aver influenzato il modo in cui la clip è stata successivamente valutata. In effetti, la correlazione per la preferenza della canzone era più alta quando la canzone completa veniva ascoltata prima dell’estratto rispetto a quando la canzone completa la seguiva. Ma, scrivono gli autori, una correlazione tra la preferenza per un brano e quella per un intero brano era molto forte, anche se il brano veniva ascoltato per primo. Aggiungono che il riconoscimento di una canzone potrebbe aver avuto un certo impatto sulla preferenza, ma si noti che solo circa un quinto delle canzoni è stato riconosciuto dai partecipanti. Lo studio è pubblicato nel numero di febbraio della rivista Music Perception. Questa scoperta offre nuove intuizioni utili all’industria musicale, ad esempio, dà informazioni sull’ elaborazione cognitiva del brano e rivela che gli estratti possono prevedere con precisione i nostri gusti musicali. Questa conclusione è importante per le piattaforme dell’industria musicale, come iTunes, Amazon e Pandora, che mirano a influenzare le scelte di acquisto dei consumatori con estratti di canzoni.

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