L’idea di trasmettere un videomessaggio del presidente ucraino Volodymyr Zelensky durante la serata finale del Festival di Sanremo parte da un presupposto che Giorgio Simonelli definisce “una bugia clamorosa“. Docente di comunicazione radiotelevisiva, autore di volumi, saggi e articoli sul tema, grande esperto della televisione (qui il suo blog per ilfattoquotidiano.it), Simonelli spiega come dal punto di vista della gestione del Festival l’intervento di Zelensky sia “un’iniziativa molto spregiudicata“, perché il suo appello sarà “qualcosa di non integro con il resto dello show”. Un intervento scomposto ma pure inutile. Per Simonelli, infatti, “chi dice che Zelensky va a Sanremo per sensibilizzare l’opinione pubblica, dice una scemenza. Gli italiani sono stati bombardati al punto da averne a noia. Semmai qualcuno si stuferà di sentire per l’ennesima volta le solite cose“.

GIORGIO SIMONELLI

Professore, sono arrivate critiche bipartisan alla presenza di Zelensky a Sanremo. Lei cosa ne pensa?
Mi sembra un’iniziativa molto spregiudicata, molto al di là del consueto. Il capo di Stato di un Paese in guerra partecipa a un festival della canzone: è quanto meno ovvio che susciti qualche perplessità e qualche critica. È vero che Sanremo da anni si è aperto alla politica, però questo va oltre la linea già abbastanza politicizzata del festival.

Eppure Zelensky ha già partecipato a grandi eventi come Oscar, Golden Globe e Festival di Cannes.
Gli americani sono gli americani, in Italia Sanremo è Sanremo. C’è la sacralità del festival, l’idea che sia una zona franca, dove si entra comunque con discrezione e mai in maniera così vistosa. A Cannes invece Zelensky ha partecipato come spettatore, come ospite. Mentre a Sanremo farà un appello. Ripeto, è un’idea molto spregiudicata, innanzitutto dal punto di vista della gestione del Festival di Sanremo.

Che cosa non funziona in questa iniziativa?
Vorrei sottolineare che si basa su una bugia clamorosa. Quando qualcuno dice che Zelensky va a Sanremo per sensibilizzare l’opinione pubblica, dice una scemenza. L’opinione pubblica è già sensibilizzatissima, non c’è bisogno che Zelensky ricordi nulla agli italiani. Sappiamo tutto, sappiamo tutto quello che ci è stato propinato da un anno a questa parte: sappiamo di quanto è cattivo Putin, di quanto sono cattivi i russi, delle porcherie che hanno fatto i russi. Gli italiani sono stati bombardati al punto da averne a noia. Quindi Zelensky non ha più bisogno di sensibilizzare nessuno. Semmai qualcuno si stufa di sentire per l’ennesima volta le solite cose.

Un sondaggio di Swg per il Fatto Quotidiano sottolinea poi come la maggioranza degli italiani sia contraria all’invio di armi.
L’opinione pubblica, specialmente le categorie che hanno subito degli effetti precisi dalla guerra, comincia appunto a stufarsi. E’ evidente come stia crescendo un sentimento contro la guerra o comunque per una gestione diversa della guerra. Su questa linea, lo dicono in pochi, ma c’è anche il Papa, che ha influenza sulle coscienze.

Quindi l’intervento di Zelensky rischia di essere controproducente per lui?
Ormai Zelensky lo vediamo in televisione tutte le sere, lo abbiamo visto in tutte le salse. Continua da mesi a ripetere le stesse cose. E a Sanremo ripeterà le stesse cose: non cambierà le opinioni degli italiani. Io credo che alla fine il pubblico del festival di queste cose se ne frega. Qualcuno si commuoverà, qualcuno farà della retorica, qualcuno si annoierà e non lo dirà perché si vergogna, qualcuno aspetterà solo che tornino i cantanti. Alla fine a Sanremo quello che conta è chi vince Sanremo.

Quindi Zelensky non avrebbe bisogno di andare a Sanremo?
Sanremo a un impatto in Italia, fuori dall’Italia non conta molto. Zelensky va da tutte le parti, a mio parere questa è stata un’operazione di Bruno Vespa. È più l’Italia che sfrutta Zelensky che non Zelensky che sfrutta Sanremo. È un’operazione tipica della politica italiana.

Dal punto di vista comunicativo, invece, quali sono le sue perplessità?
Secondo me c’è un errore, che non riguarda solo Zelensky: chi va a Sanremo deve fare spettacolo. Il che non vuol dire che non debba occuparsi di temi importanti, ma si può fare spettacolo su cose importanti. Io sono un po’ radicale: sono convinto che chi va a Sanremo deve cantare. Chi al festival ha portato delle forme di protesta o di sensibilizzazione, però, lo ha fatto dando una forma drammaturgica, teatrale. Un videomessaggio non lo è. Se no facciamo il telegiornale. Interrompiamo Sanremo e mandiamo il tg. Fare un appello così in forma non integrata con lo show non ha senso.

Ritiene che ci sia il rischio di contestazioni?
Non credo perché la platea di Sanremo eviterà, vuole vedere i vestiti e ascoltare i cantanti. Più probabile che ci sia qualcuno fuori dal teatro Ariston, ma dentro non credo.

E Amadeus riuscirà a gestire le polemiche, che sono già cominciate?
Amadeus ne avrebbe fatto a meno secondo me, ma si è rivelato molto bravo a gestire le situazioni delicate, più bravo di quanto ci si aspettasse. Credo che se la caverà anche stavolta, riesce a rimanere in equilibrio.

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