Diminuiscono gli occupati in Italia e soprattutto per il calo di dipendenti assunti a tempo indeterminato. Secondo i dati Istat, lo scorso novembre il numero di persone con un impiego è diminuito di 27mila unità rispetto ad ottobre. Il dato sintetizza una flessione di 94mila unità di lavoratori con contratto indeterminato, solo in parte compensata dei contratti a termine (+ 60mila) e degli autonomi (+ 6mila). Il tasso di occupazione, ovvero le persone con un impiego sul totale della popolazione in età lavorativa, si riduce al 60,3% (- 0,1%) mentre risulta superiore dell’1% nel confronto con novembre 2021. Il tasso di disoccupazione (quota di chi cerca un impiego sul totale della popolazione in età da lavoro) rimane stabile al 7,8%. In discesa quello giovanile che si colloca al 23%. Crescono però gli inattivi, ossia persone che non hanno né cercano un lavoro e che quindi non vengono conteggiate tra i disoccupati, che sono 49mila in più rispetto ad ottobre e raggiungono il 34,5% del totale della popolazione attiva.

Nell’intera area euro la disoccupazione è rimasta stabile al 6,5%, il valore più basso dal 1995, stando alle stime provvisorie di Eurostat. I tassi più elevati si registrano in Spagna (12,4%), Grecia (11,4%) e Italia. In Germania la disoccupazione si ferma invece al 3%. Le persone in cerca di un impiego sono in tutto 10,8 milioni, con un lieve calo (2mila persone) rispetto ad ottobre.

I dati confortanti sul mercato del lavoro della zona euro potrebbero favorire una politica monetaria più restrittiva da parte della Banca centrale europea, come sottolinea anche il Financial times. Uno dei pericoli dell’aumento dei tassi di interesse è infatti quello di un incremento della disoccupazione dovuto al rallentamento economico.

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