“È una proposta vergognosa e gravissima. E conferma che in Italia le vittime dei reati sono trattate come carne da macello”. Egle Possetti, 57 anni, è la portavoce del Comitato che riunisce i familiari dei 43 morti nel disastro del ponte Morandi: il 14 agosto 2018 a Genova ha perso la sorella Claudia, il cognato Andrea e i nipoti Manuele e Camilla, di 16 e 12 anni. Al fattoquotidiano.it commenta in modo durissimo l’ordine del giorno di Azione-Italia viva che chiede di abolire il blocco della prescrizione dopo il primo grado di giudizio, cancellando un altro caposaldo della legge Spazzacorrotti. Un progetto su cui è subito arrivato l’ok del governo, tanto che la stessa premier Giorgia Meloni, nella conferenza stampa di fine anno, ha parlato di “consenso trasversale” sull’abrogazione della norma voluta dall’ex ministro della Giustizia Alfonso Bonafede.

Possetti, che effetto le fa questa novità?

Penso che sia ora di finirla, perché è una vergogna. Già la riforma Cartabia (che ha introdotto l’improcedibilità dopo due anni in Appello e un anno in Cassazione, ndr) aveva spazzato via buona parte della nostra tutela. Ora si vuole eliminare del tutto. A queste persone chiediamo: perché non proponete norme per velocizzare i processi, invece di minare il nostro diritto ad avere giustizia prima di morire?

La presidente del Consiglio dice che non si può rimanere imputati a vita.

I politici si appellano sempre al diritto a una giustizia veloce. Ma la prescrizione non fa giustizia reale, la giustizia è un’altra cosa. Così si fa delinquenza.

Se diventasse legge, il ritorno della prescrizione si applicherebbe anche ai processi in corso, compreso quello genovese sul ponte.

Il nostro procedimento sta facendo emergere una realtà devastante a tutti i livelli, a partire della gestione societaria di Autostrade. Tutti elementi che non si possono nascondere, e lo stesso vale in altri casi simili. Con la prescrizione non importa quello che si dimostra in aula, nessun imputato pagherà mai. È qualcosa che non si può più sentire, siamo scandalizzati. E non solo per noi stessi, ma soprattutto per chi in futuro si troverà nella stessa condizione. Soprattutto quando, come nel nostro caso, ci sono interessi importantissimi in gioco.

Vi aspettavate altro dal nuovo governo?

Non siamo prevenuti nei confronti di nessuno, aspettiamo i fatti senza criticare a priori. Certo, se fosse approvato un provvedimento del genere non sarebbe un bel biglietto da visita.

Pensate di rivolgervi a esponenti della maggioranza?

Abbiamo già chiesto un incontro, tramite la Prefettura di Genova, alla presidente Meloni e al ministro delle Infrastrutture Salvini. Faremo in modo di chiederne uno anche al ministro della Giustizia.

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