La pista più battuta è quella di un rapimento per regolare dei conti legati al narcotraffico nella Capitale. Ne sono convinti gli investigatori che sono stati impegnati nelle ricerche di Danilo Valeri, il 20enne prelevato da un gruppo di coetanei da un locale in zona Ponte Milvio e ritrovato nel pomeriggio di venerdì. Il giovane è infatti il figlio di Maurizio Valeri, detto ‘Il sorcio‘, che gestirebbe una piazza di spaccio nel quartiere San Basilio di Roma e, a maggio, è stato gambizzato in zona Tiburtino per debiti legati agli stupefacenti.

In quella vicenda, secondo gli inquirenti, c’entravano alcuni esponenti del clan Marando, ‘ndrina calabrese presente a Roma, a Milano e nel Torinese. Nella capitale i Marando, originari di Platì, sono attivi soprattutto nel traffico di droga attorno al quadrante nord-est della città, in particolare a San Basilio nelle vie Corinaldo, Sirolo, Mondolfo, Fabriano e Pievebovigliana. In questo ambito era stato inquadrato il suo ferimento a una gamba, scoperto perché l’uomo fu costretto a ricorrere alle cure dei sanitari all’ospedale Sandro Pertini.

Ed è attorno a questo precedente che ora si focalizza l’attenzione degli inquirenti della Direzione distrettuale antimafia di Roma incaricati di coordinare le indagini e che procedono per rapimento a scopo di estorsione. Il 20enne era con degli amici all’interno del Moku, noto locale della movida di Ponte Milvio, quando “un ragazzo di colore – questa la versione rilasciata a LaPresse dal pr del locale – è andato a prenderlo e lo ha fatto uscire fuori dal locale. Poi è stato fatto salire in macchina. E si sono anche abbracciati”.

Nel momento in cui Valeri è stato fatto entrare in macchina “con le maniere forti” erano tanti i ragazzi che sostavano nello spiazzo fuori al locale, che stava chiudendo. Una testimone racconta infatti a di aver sentito delle urla e di aver visto un gruppo di ragazzi, probabilmente gli amici di Valeri, “inveire contro una macchina mentre scappava via”. Gli investigatori stanno analizzano le telecamere presenti nella zona. Da quel momento il suo cellulare è risultato spento e l’ultima cella a cui si è agganciato è quella del luogo del rapimento. Fino al ritrovamento del giovane, in buone condizioni, circa 15 ore dopo la scomparsa.

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