“Ha capito che doveva andare via… per fare i soldi là! Se no qua… se lo pulivano”. Chi doveva andare via sarebbe Antonio Iona, un soggetto che al momento non risulta indagato nell’inchiesta della Dda di Catanzaro. Il suo nome, però, viene più volte citato dai pm Paolo Sirleo e Domenico Guarascio nel provvedimento di fermo eseguito stamattina dalla polizia. In manette sono finite 18 persone accusate, a vario titolo, di associazione mafiosa, estorsioni e traffico di droga. “Là”, invece, sono gli “Stati Uniti d’America” e precisamente New York dove la cosca Comito-Corigliano di Rocca di Neto, in provincia di Crotone, avrebbe avuto delle proiezioni sulle quali sta indagando non solo la Procura guidata da Nicola Gratteri anche l’Fbi.

L’intercettazione è del 29 gennaio 2022 ed è stata registrata a casa di Pietro Corigliano, uno dei soggetti fermati lunedì mattina. Tra i partecipanti a quella riunione ce n’è uno sul cui cellulare gli investigatori calabresi avevano inoculato un trojan. Ed è grazie proprio a quell’intercettazione telematica che la Dda di Catanzaro ha segnato in rosso il nome di Antonio Iona, descritto dagli altri indagati, come un soggetto che “avrebbe conseguito – si legge nel provvedimento di fermo – ingenti profitti negli Stati Uniti d’America, grazie al reimpiego di capitali trasferiti dall’Italia, illecitamente, verso quello Stato”.

Nella stessa intercettazione, però, si sentono gli indagati che, parlando di Iona, lo definiscono “uno capace”. “È arrivato là ed ha aperto supermercati…”. “Dice che quando erano là… i soldi arrivavano nei sacchetti neri dal Paraguay, dall’Uruguay”. Se questa sia una millanteria o una circostanza riscontrata non emerge dal provvedimento di fermo dove il nome di Iona compare anche nel verbale del collaboratore di giustizia Francesco Oliverio, l’ex capolocale di Belvedere Spinello che il 17 agosto scorso ai pm dice: “Confermo di avere parlato, nel corso della mia collaborazione, di rapporti tra soggetti di Rocca di Neto e soggetti dimoranti a New York. In particolare, elemento di punta era Iona Antonio che aveva negli anni effettuato attività di riciclaggio. Non so riferire di preciso come avvenisse il meccanismo, ma so per certo che proventi di attività delittuose furono impiegati in quel territorio”.

L’inchiesta dei magistrati calabresi si intreccia con quella parallela dell’Fbi “la cui discovery – si legge nel provvedimento di fermo – darà conto della esistenza” dell’indagine sulla ‘ndrina crotonese, “posto che questo ufficio chiedeva al pm di New York informazioni su infiltrazioni della criminalità organizzata rocchitana nella città dello stato di New York”.

La Dda di Catanzaro ha proceduto con il fermo degli indagati e non con un’ordinanza di custodia cautelare firmata dal gip perché le autorità statunitensi hanno comunicato “l’imminenza di perquisizioni da effettuare nel territorio di New York in cui si darà atto della esistenza di questo fascicolo”. In altre parole, se l’Fbi avesse eseguito le perquisizioni prima della Dda di Catanzaro, l’inchiesta calabrese rischiava di essere compromessa a causa del carteggio intrattenuto con le autorità giudiziarie statunitensi che, dal marzo 2020, stanno indagando sulla ‘ndrangheta di Rocca di Neto e su una serie di presunte estorsioni commesse nell’area di Manhattan.

Il pericolo che gli indagati si potessero dare alla latitanza volontaria era concreto e “ben illustrato nella informativa del 11 novembre 2022 laddove – scrivono i pm – si evidenziano una serie di elementi che danno conto della progressiva emersione di possibili fughe di notizie circa non meglio indicate operazioni di polizia tali da suscitare apprensione negli indagati”. Le intercettazioni non danno adito a dubbi: “Ci dobbiamo guardare… che abbiamo i telefoni sotto controllo”. “A me lo ha detto…”. “E guarda là, ha le microspie nella macchina…”. “Ti ho detto vedi che i telefoni sono sotto controllo…”. Stando alle indagini, la ‘ndrangheta di Rocca Di Neto aveva anche una “talpa” non meglio specificata tra le forze dell’ordine: “Se non sia mai ti racconta cosa mi ha detto quello della Questura…”. “Mi ha acchiappato da qua a me gli ho detto ‘cambiati le macchine’, “Tu a me devi dare mille euro”. “Togliti le macchine”. Anche su questo la Dda di Catanzaro sta indagando.

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