La fotografia lugubre, ma nitidissima è davanti ai nostri occhi: mentre una buona parte di persone di sinistra tifava per la simpatica nazionale di calcio marocchina, il governo di quel paese africano era fra quelli che corrompevano alcuni esponenti della sinistra italiana ed europea. Questo è quanto documentano le ultime notizie. Ciò a pochissimi giorni dal caso del deputato Aboubakar Soumahoro e della sua famiglia coinvolta in vicende losche e squallide.

Se non si fosse suicidata da quel dì, si potrebbe tranquillamente parlare di una pietra tombale sulla credibilità della sinistra italiana ed europea. Tuttavia sarebbe riduttivo, perché al netto dello scandalo e dell’indignazione che provoca la corruzione in chi sostiene di battersi per i diritti dei deboli e degli emarginati, a essere defunta è la politica tout court. Quella capace di incidere sulla realtà in seguito a un bagaglio di idee e ideali pensati elaborati e tarati sulle contraddizioni del tempo presente.

Tempo presente che ci pone di fronte a tre grandi questioni che sembrano emergere su tutte le altre, nel senso di costituire una vera e propria emergenza:

1. La questione sociale, per cui si assiste a una retrocessione dei diritti dei lavoratori, a un taglio orizzontale delle politiche sociali (per il lavoro, la scuola, la sanità) e, più in generale, a una disuguaglianza fra i pochi ricchi e privilegiati e i molti che faticano ad arrivare alla fine del mese e a trovare un lavoro dignitoso e consono ai propri studi.

2. La questione ambientale, che provo a sintetizzare in termini brutali e riduttivi: l’ecosistema in cui vive l’uomo non può più permettersi il sistema di produzione e di consumo che l’Occidente capitalista ha portato avanti sino ad oggi, tanto più se quel sistema comincia ad essere adottato da nuovi paesi e nuove popolazioni in aggiunta a quelli dell’Europa e dell’America del nord.

3. La questione culturale, anch’essa da riassumere in maniera drastica: la zombificazione e la stolida omologazione di larga parte dell’opinione pubblica, ormai sempre più incollata agli schermi degli smartphone e alle finzioni appaganti del mondo virtuale, ma sempre più incapace di comprendere e vivere il mondo reale.

Questioni gravi, urgenti, fondamentali, per cui servirebbe una politica capace di formare e selezionare una classe dirigente. Ossia formare delle figure che non siano frutto di una cooptazione del portaborse o dell’amante di turno, invece che del burocrate di partito o dell’affarista spregiudicato. La politica è alla canna del gas perché si è rinunciato a selezionare e premiare il metodo e la competenza, ma tutti sembrano ostinarsi a non voler vedere la gravità di questa cosa.

Non la destra, per definizione incline a contaminarsi con e sottomettersi al mondo dell’affarismo e alla sua logica del profitto economico da privilegiare rispetto al profitto sociale. Ma oggi neppure la sinistra o chi comunque sostiene di voler tutelare i diritti dei lavoratori e delle fasce sociali più deboli in genere.

Lo abbiamo visto con il Movimento Cinque Stelle e la sua sterile battaglia al grido di “Onestà, onestà!”, ma lo vediamo anche con la candidata più a sinistra per la segreteria del Pd (Elly Schlein) che a fronte dei troppi scandali recenti non riesce a far altro che ritirare fuori la “questione morale”. Peccato che parlare di onestà e questione morale in riferimento alla politica è ingenuo o pretestuoso. Si tratta di questioni che si affrontano nella formazione culturale di un individuo destinato a diventare cittadino, non nei corridoi dei partiti politici. Concerne una società che sappia investire sulla cultura e sulla formazione dei propri cittadini.

Senza contare che a nulla serve formare cittadini forniti di valori morali e ideali etici se poi la politica – ma direi la società in genere – seleziona le persone a cui affidare dei ruoli di dirigenza in base ai criteri immorali di cui ho parlato sopra. Capisco che mai come oggi puntare su slogan di impatto e legati alla dimensione spettacolare possa attrarre i politici anche mossi dalle migliori intenzioni, ma parlare di questione morale per risolvere il baratro sociale in cui stiamo piombando è un po’ come fare il tifo per la nazionale del Marocco pensando in questo modo di poter andare serenamente a letto da rivoluzionari.

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