di Riccardo Mastrorillo

Non potevamo esimerci dal dire anche noi la “nostra” sul caso “Soumahoro”, lo faremo con il solito spirito critico, ma andando alla questione meno analizzata.

La lotta contro lo sfruttamento dei braccianti di colore è una battaglia di civiltà e correttamente doveva essere sostenuta dalla sinistra e dall’informazione progressista del nostro paese. Ma appunto le battaglie hanno una dignità in quanto difendono principi di civiltà, non dovrebbero aver bisogno di “campioni”.

Soumahoro è un personaggio costruito, dai cosiddetti “intellettuali” di sinistra, in particolare Marco Damilano, Diego Bianchi (conduttore di Propaganda Live) e la casa editrice Feltrinelli, che ha pubblicato il libro di Soumahoro Umanità in rivolta. La creazione di un “campione”, la spettacolarizzazione mediatica di una battaglia politica, la personificazione di quella battaglia sono i limiti e le pesanti responsabilità della cultura italiana. L’informazione è costantemente alla ricerca del “personaggio”, la politica è costantemente alla ricerca del “leader”. Se si organizza una campagna politica, si deve prioritariamente accreditare un paladino di successo, perché senza il “successo” la campagna non decolla. E nella degradante superficialità dell’informazione e della cultura di questo paese, garantendo il “successo”, si potrebbe promuovere qualsiasi battaglia, anche una inutile. La misura di tutto è il successo, mai il merito.

La critica più accesa al neoliberismo e al conseguente darwinismo sociale è proprio la confusione tra successo e merito. Secondo i cultori dell’ideologia “mercatista”, solo chi ha successo dimostra di avere merito. La cultura di sinistra in Italia è così intrisa di neoliberismo che non riesce a concepire nulla, se non viene rappresentato da un personaggio di successo. Il successo misura la giustezza delle battaglie e così aver scelto Aboubakar Soumahoro come rappresentante della battaglia sui diritti degli immigrati espone oggi la stessa battaglia all’insuccesso causato dal crollo di credibilità del suo campione.

Non sappiamo, né ci interessa saperlo, se e quanto Soumahoro sia coinvolto negli scandali addebitati alla sua famiglia. Sarà eventualmente la magistratura a stabilirlo. Quello che noi sappiamo è che Soumahoro è un uomo, con i suoi limiti e le sue debolezze, e se errore c’è stato è stato nel renderlo superficialmente un “personaggio di successo”, senza prepararlo, come facevano una volta i partiti, senza formarlo, senza renderlo prima una persona, come si dice, “strutturata”.

La politica in questi anni ha pesantemente subito il condizionamento dell’informazione e del deviazionismo mediatico. Incautamente Alleanza Verdi e Sinistra hanno scelto di candidare Soumahoro, ma non è stata incauta per i motivi che tutti sostengono, non è in discussione la moralità dell’individuo o l’opportunità, con il senno dell’oggi, della sua candidatura. In discussione è la modalità in cui questa candidatura è stata “offerta” dagli intellettuali di sinistra, direttamente o indirettamente che sia. L’informazione dovrebbe occuparsi di fare informazione, non di creare personaggi, che poi, come abbiamo visto, nell’arco di una settimana vengono proiettati dalle stelle al fango.

Si trattava della candidatura a parlamentare della Repubblica, non di un casting per una trasmissione televisiva. Da un parlamentare ci si aspetta ben altro rispetto al successo mediatico costruito a tavolino. Chi fa informazione dovrebbe approfondire, vagliare, indagare i personaggi, non inventarli. La politica, dal suo, dovrebbe smetterla con questo complesso di inferiorità nei confronti dei media anche se, ci rendiamo ben conto, senza i media e gli spazi che “loro” scelgono di concedere. Si rischierebbe di non riuscire a fare politica.

Il caso Soumahoro, quindi, ci riporta alla questione che sempre, ripetutamente, tiriamo in ballo: senza un’informazione libera e seria, la politica non potrà che essere quella che è. Per questo ci permettiamo di dare un consiglio ad Alleanza Verdi e Sinistra: battetevi contro l’inquinamento dell’informazione, prima ancora che contro l’inquinamento atmosferico.

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Pd, Elly Schlein: “La crisi della sinistra viene anche da difficoltà nell’anticipare grandi trasformazioni”

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