La famiglia ha dichiarato di non sapere per quale motivo fosse stato arrestato. Né tanto meno quali sono i capi d’accusa per i quali l’operatore umanitario belga Olivier Vandecasteele, 41 anni, è stato condannato a 28 anni di carcere in Iran. I famigliari lo hanno saputo durante l’incontro avuto martedì con diversi membri del governo del Belgio fra cui il primo ministro Alexander De Croo e il ministro della Giustizia Vincent Van Quickenborne.

Vandecasteele, arrestato il 24 febbraio, è rinchiuso in isolamento in carcere, soffre di gravi problemi di salute e non ha potuto avvalersi di un avvocato di sua scelta. Da un mese, poi, è in sciopero della fame. A dare speranza alle autorità belghe, prima della notizia della condanna, era il “Trattato di trasferimento delle persone condannate”, recentemente concluso con Teheran, per poter liberare Vandecasteele. L’intesa sarebbe potuta servire anche a rimandare in patria il diplomatico iraniano Assadollah Assadi, condannato a 20 anni per terrorismo nel 2021. Ma la legge di attuazione del trattato è stata sospesa la settimana scorsa dalla Corte Costituzionale in attesa di pronunciarsi sul merito dell’intesa.

La condanna di Vandecasteele arriva in un momento di forte tensione in Iran, travolto dalle proteste, durante le quali sono state uccise oltre trecento persone e almeno undici, secondo fonti ufficiali, condannate a morte. Nei giorni scorsi sono stati impiccati due 23enni, Majidreza Rahnavard eMohsen Shekari, uccisi con l’accusa di “moharebeh”, “inimicizia contro Dio” secondo la sharia islamica iraniana. Accuse che si riferiscono alla loro partecipazione alle manifestazioni contro il regime. Oggi però le autorità di Teheran hanno deciso di sospendere l’esecuzione della condanna a morte per Mahan Sadrat Marni, anche lui 23 anni, fino ad un ulteriore riesamina del caso da parte della corte suprema. Sadrat, che non ha avuto accesso ad un avvocato, era stato processato lo scorso 3 novembre, un mese dopo il suo arresto. La condanna è per aver diffuso insicurezza e paura attraverso l’organizzazione di raduni e di aver così contribuito a minare la sicurezza nazionale, anche per aver dato fuoco ad una motocicletta e aver lanciato un attacco armato di coltello. Durante il processo ha negato di avere un coltello.

Tanti, tantissimi gli appelli della comunità internazionale contro la repressione in Iran, costata al Paese anche nuove sanzioni internazionali: dalla Gran Bretagna al Canada, in particolare contro alti funzionari e magistrati del sistema giudiziario e penitenziario. E ancora oggi sulla questione è intervenuto il vicepremier e ministro degli Esteri, Antonio Tajani, in occasione della cerimonia di consegna del Premio Sacharov al Senato, che ha premiato il popolo ucraino. “Nessuno può arrogarsi il diritto di togliere la vita ad un’altra persona. È inaccettabile quello che sta accadendo in Iran. Invitiamo le autorità di Teheran a fare marcia indietro e impedire che ci siano altre condanne a morte per giovani e donne che hanno l’unica colpa di aver partecipato a manifestazioni dove si chiedeva la libertà”.

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