L’attesa è finita, e per chi fosse rimasto irretito dai trailer esplosivi e pieni di rabbia usati da Netflix per pubblicizzare la docu-series dell’anno,“Harry&Meghan”, ecco il primo spoiler. I cattivi alla fine non sono William e Kate, e nemmeno Re Carlo III. Alla gogna nel documentario che già sta facendo ribollire salotti e giornali scandalistici sono nell’ordine: i tabloid britannici, l’eredità dell’impero coloniale schiavista che fa capo alla Corona, e pure la Brexit che ha soffiato benzina sul fuoco anti-immigrazione così vivo in Regno Unito. Questo almeno nei primi tre episodi che Netflix consente di inghiottire tutti in fila, la prima di due parti della serie in sei puntate, che da oggi è ufficialmente disponibile in streaming sulla piattaforma. E così bisognerà aspettare la seconda parte per entrare nei dettagli delle accuse della coppia, usate pruriginosamente nel trailer, su quel “gioco sporco” usato dall’istituzione (la Monarchia Britannica) che ha ferito e costretto i Duchi del Sussex alla fuga dal Regno.

Harry&Meghan: una storia d’amore. Per ora – Per il momento impariamo a conoscerli come ‘Haz e Meg’, in uno sceneggiato che è il resoconto della loro relazione. “La nostra è una grande storia d’amore e la cosa più folle è che credo che siamo solo all’inizio. Lei ha sacrificato tutto ciò che conosceva e la libertà che aveva per raggiungermi nel mio mondo ed è finita che ho dovuto sacrificare io tutto ciò che avevo per raggiungere lei, nel suo mondo“. Il documentario è un racconto intimo e personale, per non chiamarlo ‘spiattellamento mediatico nudo e crudo (e piuttosto dolciastro) su come Harry, il principe tormentato dalla perdita della madre e in cerca disperata di normalità, incontra Meghan bambina prodigio, attivista, femminista e attrice di Holliwood. I due si guardano con sentimento mentre sono loro stessi a rivelare al mondo i dettagli intimi su come si sono incontrati su Instagram, si sono innamorati, i primi baci e le avventure in tenda tra le steppe africane “non c’erano specchi e nemmeno bagni, per fortuna ci piacevamo tanto comunque”, dice Meghan ridendo. In nome del loro amore, hanno sfidato poi le ‘intrusioni e gli abusi’ dei obiettivi nella vita di Meghan e che, dice Harry, ‘hanno causato sofferenze a tutte le donne della famiglia reale’ a partire da Diana, la cui presenza, come vittima dei paparazzi e madre protettiva, pervade tutti e tre gli episodi “Meghan è simile a mia madre, hanno la stessa compassione, forza e calore. Accetto che ci saranno persone che non sono d’accordo con quello che ho fatto e su come ho agito ma ho dovuto fare tutto ciò che era possibile per proteggere la mia famiglia, soprattutto dopo ciò che è successo a mia mamma“, dice Harry che in patria deve riconquistarsi il cuore dei britannici che si sentono traditi dal loro principe ribelle.

Una favola d’amore, a finale triste e pieno di odi – Quando l’americana entra a palazzo, la famiglia reale è entusiasta ma non nasconde i pregiudizi per la carriera di Meghan come attrice, emerge. Per lei alle avventurose uscite di soppiatto con il suo principe si sostituiscono i rigidi protocolli di Buckingham Palace e le “formalità da rispettare di fronte al pubblico ma che rimanevano anche dentro la famiglia”, lamenta Meghan raccontando di aver incontrato per la prima volta l’impeccabile Kate con jeans stracciati e a piedi scalzi, pronta a elargire abbracci a cui i britannici invece non reagiscono molto bene. Poi il razzismo, le minacce di morte, il padre che a pochi giorni dal matrimonio cede lui stesso alla seduzione economica dei giornali e si vende ai paparazzi, i fantasmi familiari che i media tirano fuori dall’armadio di Meghan. Fino al triste epilogo della favola reale che per un momento aveva fatto sperare al mondo intero che il soldato dai capelli rossi e la sua attrice di origini miste potessero sconfiggere pregiudizi e razzismo, e rinnovare l’immagine della Monarchia più amata. L’attesa del documentario ha visto commenti sui social media pieni di odio contro la coppia, accusata di cercare vendetta con l’opinione pubblica britannica profondamente divisa e critica sul contenuto rilasciato in preview da Netflix.

Razzismo imperante – Il Regno unito ha abolito la tratta degli schiavi nel 1807 e la fine dell’impero coloniale schiavista si è avuta nel 1830 ma i padroni degli schiavi furono compensati con 22 milioni di sterline per la perdita delle loro “proprietà umane” e, sostiene tra gli intervistati la giornalista Afua Hirsh, oggi restano profonde barriere economiche e sociali tra i discendenti di quel passato coloniale. “Dobbiamo pensare che quello dei Tabloid è un’industria ‘bianca’ – attacca nel documentario lo scrittore Davide Olusaga – Le persone di colore sono il 3,5% della popolazione mentre solo il 0,2% dei giornalisti sono neri. Le redazioni sono quasi completamente a prevalenza di bianchi e quindi a decidere cosa possa essere a rischio di oltrepassare la linea del razzismo in un titolo di giornale sono generalmente giornalisti che non sono di colore”.

Il futuro della famiglia reale, in mano ai media – “Per sopravvivere la Monarchia ha bisogno di mantenere la propria popolarità per questo fanno dalle 2000 alle 3000 visite pubbliche ogni anno” spiega uno degli intervistati nel documentario che arriva in un momento in cui la famiglia reale è in crisi esistenziale, con la perdita dell’amata regina Elisabetta ed un nuovo re che non ancora incoronato, (la cerimonia avverrà a maggio) è già alle prese con una battaglia per la sopravvivenza dell’ ‘Istituzione’. Nessun commento ufficiale è atteso dal Re Carlo o dal principe William che in questi giorni hanno cercato di parare il colpo contrattaccando con una raffica di post sui social media.“I tabloid sono l’arbitro dell’opinione pubblica – spiega Tim Burt, consulente della Archewell, la fondazione lanciata dai Sussex, nella seconda parte. I tabloid hanno una speciale relazione con la famiglia reale c’è un contratto non scritto con i media: I contribuenti pagano per la monarchia e in ritorno devono avere accesso agli aspetti privati delle loro vite, “We pay, You pose” (noi paghiamo voi vi mettete in posa) dice Burt, mentre lo stesso Harry rivela che i cosiddetti ‘corrispondenti reali’ sono un’estensione della macchina delle Pubbliche Relazione della famiglia reale con un contratto invisibile che dura da 30 anni“. Le tre ore di documentario presentano interviste e testimonianze registrate al 20 agosto (quindi poche settimana prima della morte della Regina Elisabetta) con il team dei sostenitori della coppia, dalla madre di Meghan, gli amici di scuola dei due, Serena Williams, e spunta pure la nipote Ashley figlia della sorellastra cattiva Samantha. Nessuna voce fuori dal coro, perché, precisa Netflix nei titoli di coda, la famiglia reale e membri dello staff di Buckingham Palace hanno declinato l’invito a replicare ai contenuti. Pronto l’attacco dei media britannici, a partire dalla BBC, che sottolineano come, da indiscrezioni, nessun membro della famiglia reale sia stato invece interpellato per un commento. La battaglia continua…così come la suspense: riusciranno i due fratelli a ricucire il loro rapporto e placare i dissapori? Lo scopriremo solo guardando la seconda parte del documentario, che intanto frutta ai Duchi del Sussex una quantità imprecisata di milioni, in pieno business da circo mediatico.

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