Sulla questione delle plusvalenze la Juventus potrebbe essere in buona fede, ma entrambe le ‘manovre stipendi‘ del 2020 e del 2021 vanno considerate “certamente illecite e in relazione alle quali si condivide con la Pubblica Accusa la sussistenza di gravi indizi“. Sono le osservazioni del gip di Torino Ludovico Morello, che lo scorso ottobre ha respinto la richiesta di misure cautelari avanzata dai pm nei confronti di alcuni indagati nell’ambito dell’inchiesta ‘Prisma‘ sui conti della Juventus. Tra queste richieste c’erano anche gli arresti domiciliari per il presidente Andrea Agnelli. Le carte emergono nel giorno in cui la Procura ha chiesto il rinvio a giudizio per 12 persone e per il club: rischiano il processo, oltre allo stesso Agnelli, anche il vicepresidente Pavel Nedved, l’amministratore delegato Maurizio Arrivabene e l’ex direttore sportivo Fabio Paratici.

Le accuse riguardano i bilanci della Juventus: oltre alle perdite di esercizio inferiori a quelle reali, gli investigatori contestano in particolare plusvalenze artificiali per 155 milioni di euro e le notizie false comunicate al mercato sulla cosiddetta “manovra stipendi”. Di cosa si tratta? La Juventus nel marzo 2022 – in epoca Covid – aveva comunicato la rinuncia dei calciatori a quattro mensilità di stipendio. Secondo la procura però ci sono “concreti elementi” per ritenere che i calciatori abbiano rinunciato a una sola mensilità. La seconda manovra stipendi, invece, ruota attorno ai contratti depositati in Lega (loyalty bonus): prevedevano una riduzione dello stipendio nel periodo marzo-giugno 2021. Molto ruoterebbe intorno alle “side letter” (scritture private) occultate nello studio dell’avvocato Cesare Gabasio.

Le “manovre stipendi” – E secondo il gip Morello le cosiddette “manovre stipendi” del 2020 e 2021 sono “certamente illecite“, ma “legate a un determinato periodo storico non più attuale“. “E’ ben evidente – scrive il giudice – come le cosiddette manovre stipendi del 2020 e del 2021 siano state poste in essere in stretto rapporto con i fatti collegati alla pandemia e, quindi, come le stesse (certamente illecite e in relazione alle quali si condivide con la pubblica accusa la sussistenza di gravi indizi) siano da ritenersi legati ad un determinato periodo storico non più attuale, con conseguente pericolo di reiterazione, allo stato, pressoché nullo“. E a questo proposito il gip sottolinea che “a riguardo si osserva che non è difatti emerso l’utilizzo di analoghi o anche solo similari meccanismi di artificio contabile in epoca successiva 2021″. Secondo il magistrato, quindi, la condotta “illecita” degli anni 2020 e 2021 non si è più ripetuta, per questo non erano necessarie misure cautelari.

Le plusvalenze – Discorso diverso per le plusvalenze. Alla luce degli atti disponibili in quel momento (ottobre 2022), il giudice ha scritto che se la Juventus si è davvero attenuta alla prassi standard “risulterebbe difficile ipotizzare un discostamento consapevole, e quindi in definitiva doloso, dai corretti criteri di contabilizzazione delle poste”. Morello sottolinea infatti che “la società e i relativi vertici non avrebbero fatto altro che fare uso – in un ambito ove sono pacificamente assenti riferimenti e parametri normativi predefiniti volti a regolare la valorizzazione dei calciatori da cosiddette operazioni incrociate – di criteri contabili adottati dall’intero settore di riferimento nell’ambito del quale l’ente si trova ad operare”. In altre parole, le plusvalenze sono una prassi nel calcio, non solo per la Juve. Anche se lo stesso gip specifica che tale assunto “necessiterebbe di un accurato approfondimento”.

La frase: “Per fortuna che ci siamo fermati” – Sempre riguardo alle plusvalenze, il giudice tiene conto anche delle parole pronunciate dall’attuale direttore sportivo della Juventus, Federico Cherubini (non indagato), in una conversazione intercettata dalla guardia di finanza il 22 luglio 2021. “Per fortuna che alla luce delle recenti visite ci siamo fermati”, è quanto disse Cherubini, riferendosi alla prassi delle plusvalenze e agli accertamenti della Consob (dell’inchiesta il ds non era a conoscenza). Questa frase è uno degli elementi su cui poggia la decisione del gip di non accogliere le richieste di misure cautelari e interdittive per Andrea Agnelli e altri dirigenti bianconeri: non sono stati ravvisati pericoli di reiterazione del reato. Nel provvedimento il giudice osserva che in effetti c’è un “riscontro oggettivo” alle parole di Cherubini. “Se negli esercizi chiusi al 30 giugno 2019 e al 30 giugno 2020 la voce ‘plusvalenze da cessione diritti calciatori’ era pari rispettivamente a 126 milioni (corrispondenti al 20,4% dei ricavi complessivi del club nell’esercizio 2019) e 166 milioni (29,1% nel 2020), per l’esercizio chiuso al 30 giugno 2021 era pari solo a 29 milioni (pari al 6,4% dei ricavi)”. Numeri che dimostrano come la Juventus nel 2021 abbia drasticamente ridotto il ricorso alle plusvalenze. “Io l’ho detto a Fabio (Paratici, ndr): è una modalità lecita ma hai spinto troppo“, ha detto lo stesso Cherubini in un’altra conversazione intercettata dalla guardia di finanza.

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