Un anno fa è partita l’inchiesta che ha portato a iscrivere nel registro degli indagati il presidente Andrea Agnelli, il vice Pavel Nedved e l’ad Maurizio Arrivabene, insieme ad altri vertici e alla stessa Juventus per reati che vanno, a vario titolo, dalle false fatture alle false comunicazioni sociali e al mercato, all’ostacolo agli organi di vigilanza. Sotto la lente degli investigatori, in particolare, i bilanci di tre annualità (2019, 2020, 2021), per i quali l’accusa ipotizza plusvalenze fittizie e manovre sugli stipendi dei calciatori durante la pandemia Covid. A due giorni dalle dimissioni del presidente e dell’intero consiglio di amministrazione bianconero, sul fronte penale si attende la decisione sulle eventuali richieste di rinvio a giudizio, che dovrebbero arrivare a breve. Ma adesso si riapre anche il fronte della giustizia sportiva, quello che forse più interessa i tifosi bianconeri, che ora che si chiedono: cosa rischia la Juventus?

La questione plusvalenze era già stato oggetto di un’indagine della Procura sportiva chiusa con la doppia assoluzione da parte degli organi di giustizia della Figc, per la Juventus così come per altri club. Secondo il principio del ne bis in idem, non può essere giudicata due volte sullo stesso fatto, a meno che non emergano nuovi elementi rilevanti. La vera grana dal punto di vista sportivo riguarda invece le scritture private tra la Juventus e i suoi calciatori, attraverso le quali, secondo l’ipotesi della Procura della Repubblica di Torino, si sarebbe ottenuto un taglio fittizio degli stipendi e una riduzione dei costi nei bilanci del 30 giugno 2020 e 30 giugno 2021 omettendo la posizione debitoria nei confronti dei tesserati. Le carte dei pm sono arrivate sul tavolo del procuratore federale Giuseppe Chinè, che sulla cosiddetta “manovra stipendi” potrebbero aprire appunto un nuovo fronte istruttorio. C’è il rischio di pesanti sanzioni sportive, con uno spettro che va da un’ammenda alle penalizzazioni in classifica o addirittura alla retrocessione, qualora la presunta falsificazione dei documenti contabili avesse consentito di ottenere l’iscrizione al campionato. Per capire perché, bisogna analizzare il codice di giustizia sportiva.

La “manovra stipendi” – La vera novità dal punto di vista della giustizia sportiva riguarda quindi le manovre sugli stipendi in epoca Covid: quel taglio di quattro mensilità in accordo con i calciatori annunciato dalla Juve (con un risparmio di 90 milioni di euro) che per gli investigatori invece “prevedeva la rinuncia ad una sola mensilità”, tramite un accordo “non reso pubblico”. Sulla “manovra stipendi” la giustizia sportiva non era mai intervenuta: il procuratore Chiné esaminerà gli atti arrivati da Torino e deciderà se aprire un fascicolo. E qui i timori per i tifosi bianconeri sono rappresentati dall’articolo 31 del codice di giustizia sportiva. Il comma 3 prevede infatti che “la società che pattuisce con i propri tesserati o corrisponde comunque loro compensi, premi o indennità in violazione delle disposizioni federali vigenti, è punita con l’ammenda da uno a tre volte l’ammontare illecitamente pattuito o corrisposto, cui può aggiungersi la penalizzazione di uno o più punti in classifica“. La sanzione quindi può andare dalla semplice multa pecuniaria alla penalizzazione di punti. C’è però anche il comma 4 dell’art. 31, che invece dispone direttamente la penalizzazione in classifica (senza la possibilità di una semplice ammenda) per la società che tramite la “falsificazione dei propri documenti contabili o amministrativi, si avvale delle prestazioni di sportivi professionisti con cui non avrebbe potuto stipulare contratti sulla base delle disposizioni federali vigenti”. Secondo l’articolo 1 del codice, la penalizzazione può ricordare la stagione in corso oppure quella successiva, se nel primo caso risulta “inefficace in termini di afflittività”, ovvero se la perdita di punti non ha effetti pratici.

La questione plusvalenze – Per quanto riguarda il filone d’indagine sulle plusvalenze, in sede sportiva come detto la Juventus è stata già assolta. Di conseguenza, è difficile che la Procura federale possa aprire un nuovo procedimento, salvo che dalle carte dell’inchiesta di Torino dovessero emergere fatti nuovi. Per una revocazione però servono prove schiaccianti, come un’intercettazione che dimostri inequivocabilmente la volontà di produrre una plusvalenza artefatta. Va inoltre considerato anche un altro aspetto: l’unico precedente di squadre penalizzate con dei punti in classifica riguarda il caso di Chievo Verona e Cesena.

Lo spettro retrocessione – È al momento un’ipotesi remota, ma esistente. Anche in questo caso bisogna fare riferimento all’articolo 31 del codice di giustizia sportiva, che al comma 2 punisce con la retrocessione “la società che, mediante falsificazione dei propri documenti contabili o amministrativi“, “ottenga l’iscrizione a una competizione cui non avrebbe potuto essere ammessa sulla base delle disposizioni vigenti”. Per arrivare a questo scenario, però, in sede di giudizio dovrebbe essere dimostrato che la Juventus è riuscita a iscriversi alla Serie A in una delle tre annate prese in esame grazie alla contestata falsificazione dei dati contabili di bilancio.

Articolo Precedente

La vera storia dell’omicidio di Andrés Escobar: perché quell’autogol ai Mondiali non c’entra nulla

next
Articolo Successivo

Mondiali, la censura della Cina dopo le proteste Covid: così la tv “cancella” i tifosi senza mascherina

next