C’è un piccolo caso politico che il dialogo Pd-5 stelle in Lombardia ha fatto esplodere. Ma non riguarda né il Pd né i 5 stelle, bensì +Europa. Il partito fondato da Emma Bonino, schierato con i dem alle scorse politiche, è spaccato tra chi vuol continuare il percorso nel centrosinistra e chi invece guarda al cartello centrista tra Italia viva e Azione di Carlo Calenda (che peraltro, per mettersi con Matteo Renzi, ha rotto una federazione già esistente proprio con +Europa). La faida sta raggiungendo il picco di intensità in vista delle regionali lombarde, a cui il Pd schiera l’europarlamentare Pierfrancesco Majorino (un profilo nettamente progressista) mentre Renzi e Calenda puntano su Letizia Moratti, ex vicepresidente della giunta di Attilio Fontana. Ai vertici del partito non piacciono affatto i segnali di fumo reciproci tra dem e grillini sul nome di Majorino. Tanto che il segretario Benedetto Della Vedova ha sentito il bisogno di esplicitare il proprio veto sull’entrata dei 5 stelle in coalizione: “O noi o loro“. Una posizione che però è opposta a quella dell’unico eletto (nonché volto simbolo) di +Europa in Regione Lombardia, il consigliere regionale Michele Usuelli, da sempre fautore dell’unità delle opposizioni e della necessità di costruire il fronte più ampio possibile per tentare di battere Fontana nelle urne (approfittando di un centrodestra spaccato dalla candidatura Moratti).

Le divergenze tra i due sono venute a galla sul finire della scorsa settimana, dopo che Giuseppe Conte, intervenendo a una conferenza stampa dei suoi consiglieri al Pirellone, ha fatto aperture esplicite al candidato dem. “Se il Pd vuole dimostrare di aver fatto tesoro di errori passati noi ci siamo, se si vuole sedere al tavolo di confronto, noi siamo disponibili, qui come altrove, ma dobbiamo farlo con criterio e metodo”, ha detto il leader 5 stelle. Specificando che di Majorino “ha parlato molto bene una persona molto vicina ai temi che stanno a noi a cuore”. Alla conferenza stampa, “in silenzio a prendere appunti”, si è presentato anche Usuelli. Ma nell’immediato ha scelto di non commentare l’apertura di Conte, aspettando una presa di posizione da parte del “segretario nazionale del partito”. Che però, quando arriva, va nella direzione di confermare il veto già espresso: “Siamo stati chiarissimi dall’inizio, a costo di apparire sgarbati, spiegando che siamo sostenitori di Pierfrancesco Majorino con una coalizione che non comprende il Movimento 5 stelle. Il coinvolgimento dei 5 stelle in Lombardia sarebbe un errore, depotenzierebbe e non rafforzerebbe la candidatura di Majorino”, sentenzia Della Vedova.

È a quel punto che Usuelli inizia a contestare apertamente la linea della dirigenza, forte della credibilità conquistata in cinque anni di dura opposizione al centrodestra nell’aula del Pirellone, in particolare sui temi sanitari (di professione fa il medico neonatologo). E, da militante radicale, alla seduta del Consiglio regionale di martedì fa un gesto che richiama le azioni di “disobbedienza civile“: prende posto tra i banchi degli eletti pentastellati, a cui – spiega – chiede “ospitalità” per lanciare “un segnale politico“. “Dal M5s rimango politicamente distante, ma non così tanto da non provare a vincere”, dice nel suo intervento. Anche perché, ricorda, “nella lotta alla riforma sanitaria Fontana-Moratti le opposizioni hanno avuto in questi anni una coesione nella critica e nella proposta sufficientemente buona”. Ma in brevissimo tempo arriva una nuova scomunica da Roma: “L’operazione Majorino, nel caso fosse sostenuta anche dal M5s, assumerebbe anche un carattere populista a noi estraneo. La somma sarebbe a perdere, +Europa un minuto dopo uscirebbe dalla coalizione“, assicura Valerio Federico, ex tesoriere e membro della segreteria nazionale di +Europa.

Ad apprezzare l’iniziativa di Usuelli è invece Dario Violi, coordinatore dei 5 stelle lombardi: “Io sono un autonomista convinto, anche a livello di autonomia territoriale delle forze politiche, e fa piacere, indipendentemente da quello che il partito rappresenti, che uno rivendichi la possibilità di gestire a livello territoriale accordi e visioni e che non sia Roma a decidere“, dice. Nelle stesse ore, peraltro, anche i Radicali italiani hanno ufficializzato il sostegno a Majorino, mettendo in chiaro di non voler porre “nessun veto né al Movimento 5 Stelle né ai Verdi/Sinistra italiana, nonostante una distanza considerevole soprattutto sulla guerra in Ucraina”. È sulla sanità, scrivono, che “vanno costruite le alleanze, non su altro”, perché “le Regioni spendono circa l’80% delle risorse in campo sanitario”. E in questo senso “la gestione di questi anni di governo del territorio da parte di Attilio Fontana e delle forze di destra che lo hanno sostenuto, Letizia Moratti compresa, è stata un fallimento totale“.

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