“Far bene per star bene” è un progetto che porta l’anti-bullismo nelle scuole di Pavia. Lo fa da otto edizioni, gratis, tramite la collaborazione di più associazioni impegnate nella tutela delle minoranze. Fra queste c’è anche Coming-Aut Pavia, che sostiene i diritti delle persone Lgbtqia+. Fino a poche settimane fa anche il Comune era parte attiva dell’iniziativa: l’assessorato alle Pari opportunità promuoveva il progetto fra gli istituti scolastici. Ora non più. O meglio: ha tolto il proprio sostegno solo nella parte relativa alle tematiche di orientamento sessuale: “In seguito al 25 settembre sono iniziate pressioni perché il progetto venisse sospeso. Lo chiedeva la giunta comunale” di centrodestra, spiega il presidente di Coming-Aut Pavia Davide Podavini. Con una nota il gruppo consiliare di Fratelli d’Italia esprimeva “totale distanza circa le iniziative appoggiate dal Comune di Pavia che prevedano ‘alfabetizzazione Lgbt’ o insegnamenti riguardanti ‘orientamento sessuale e identità di genere’ a bambini di scuole elementari e medie” e chiudeva ribadendo “Il nostro no al gender nelle scuole e sì alla libertà educativa delle famiglie”. Ilfattoquotidiano.it ha contattato l’amministrazione per una replica, ma non sono arrivate risposte.

Il sindaco leghista Fabrizio Fracassi ha perciò dato il via libera alla nuova edizione del progetto, togliendo però l’appoggio alla parte gestita da Coming-Aut Pavia. “Con il risultato che le associazioni incaricate di gestire gli altri temi hanno scelto di distaccarsi. La decisione dell’amministrazione è, di fatto, discriminatoria”, prosegue Podavini. Si tratta delle sezioni locali di Uildm, Anffas, Ledha, il Comitato Pavia Asti Senagal e la Cooperativa LiberaMente – percorsi di Donne contro la Violenza Onlus. “Abbiamo ottenuto un incontro con il sindaco nel corso del quale gli abbiamo chiesto maggiori informazioni sul perché di questa decisione”, prosegue Podavini. “Ma a nostro avviso non sono state date ragioni sufficientemente chiare”. Poco dopo si è tenuta anche una protesta in piazza: “Alla quale hanno partecipato molti docenti delle scuole con cui collaboriamo. Alcuni avevano già approvato i corsi nei consigli d’istituto, e ci chiedevano come fare per portarli avanti”. Coming Aut Pavia intende proseguire: “Anche senza la partecipazione del Comune. Le scuole potranno contattare direttamente noi: già prima succedeva, dato che spesso la nostra presenza in classe è su richiesta. Sono i docenti stessi a chiamarci, a seguito di casi discriminatori all’interno dell’istituto”.

Nei giorni scorsi l’amministrazione comunale ha inviato una comunicazione ai soggetti parte del progetto Far bene per star bene, in cui sottolineava che l’associazione responsabile del tema Dentro l’Arcobaleno – cioè Coming Aut Pavia – sarà libera di soddisfare le richieste delle direzioni scolastiche data l’autonomia di queste ultime nella gestione dei percorsi didattici. Tuttavia ciò “può e deve avvenire senza che l’Amministrazione comunale di Pavia possa in alcun modo essere presentata come sostenitrice dei suoi contenuti”. Una presa di posizione, fra l’altro, che avviene a poca distanza da due appuntamenti – nazionali e non – che puntano a incrementare la solidarietà verso alcune categorie spesso colpite da bullismo e da discriminazioni. Il primo è il Giornata della memoria transgender, che si tiene il 20 novembre. Il secondo è la Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, il 25: “Li viviamo entrambi con grande attenzione. Il 25/11 è stato molto approfondito anche in virtù della nostra collaborazione con i centri antiviolenza di Pavia, Voghera e Vigevano. Crediamo in un approccio intersezionale, che unisca più aree”. A maggior ragione, quindi, la scelta del Comune di distaccarsi da un unico ramo risveglia critiche da parte di tutti gli altri. “In risposta al sindaco le altre associazioni hanno infatti ribadito che intendono uscire dal perimetro dell’assessorato alle pari opportunità”.

Ma l’attività in cosa consiste? “Varia a seconda che si tratti di elementari, medie o licei. Nel primo caso, raccontiamo le persone della comunità Lgbt cercando di smantellare gli stereotipi che le circondano. Usiamo le fiabe, per esempio Il Grande grosso libro delle famiglie, che descrive nuclei famigliari di tutti i tipi”. Nel programma, alla voce “obiettivi scuole primarie”, si legge: “Sensibilizzare gli alunni sui temi della parità di genere e dell’importanza della lotta alle discriminazioni fondate su orientamento sessuale e identità di genere. Riqualificare gli ambienti scolastici rendendo gli spazi accoglienti in cui nessuna persona si sente esclusa”. L’importanza di un intervento a sostegno di questi valori è ribadita da più voci. Per esempio, lo aveva già ribadito l’Unesco nel 2019: “I bambini che sono percepiti come “diversi” in qualche modo hanno maggiori probabilità di essere vittime di bullismo”, scriveva l’organismo Onu in un report. Fra i casi citati ci sono colore della pelle, condizione di povertà oppure una non conformità alle “norme di mascolinità e di femminilità”. Gli studenti appartenenti alla comunità Lgbtqia+, oppure quelli che sono percepiti come tali, sono “più a rischio di violenza e di bullismo a scuola rispetto a quelli che rientrano nei tradizionali canoni di genere”. Chiude Podavini: “Ciò che viene indicato come ‘ideologia gender’ non ha nulla a che fare con quanto facciamo in classe. Non credo che i corsi sul bullismo siano pericolosi: lo è il bullismo”.

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