Annunciata da alcuni giorni, è arrivata a Venezia un’altra Acqua Granda, anche se inferiore a quella devastante del 12 novembre 2019 che aveva raggiunto i 189 centimetri sul medio mare. Eppure, a 173 centimetri, è la terza più alta di sempre. Non ci fosse il Mose, seppure non ancora ultimato e collaudato, la città sarebbe stata devastata, con danni incalcolabili. Invece a Punta della Salute, dove è installato l’igrometro di riferimento per il centro storico, la marea si è fermata a 62 centimetri, un metro e 10 centimetri al di sotto del livello registrato in mare. Non ci fossero le paratie in vetro inaugurate da pochi giorni, anche la Basilica di San Marco, con i suoi preziosissimi mosaici, sarebbe finita in a mollo.

Il mare ha fatto paura per tutta la notte, anche perché finora il Mose non era stato testato in condizioni così elevate e stressanti. Nel pomeriggio di lunedì era stata innalzata la serie di paratoie del Lido, durante la notte le barriere delle altre bocche di porto. Tutte le squadre mobilitate e control room in piena attività. Le previsioni avevano dato la minima a 55 centimetri alle 2.50 della notte. Poi l’inesorabile innalzamento fino a 173 centimetri alle 9.40, seguito da una discesa fino a metà pomeriggio. Secondo il Centro di previsioni e segnalazioni maree, anche per la presenza di vento di scirocco e di forti piogge sul nordest, le condizioni favorevoli all’acqua alta permarranno fino al 26 novembre e altre due punte (145 centimetri) si verificheranno sia mercoledì che giovedì attorno alle 10 del mattino.

A prevedere quanto sarebbe accaduto è stato Alvise Papa, responsabile del Centro maree del Comune: “Finora il livello medio annuo è stato il più basso degli ultimi cinque anni, inferiore di 27-28 centimetri rispetto allo zero mareografico. Il 2022 è stato particolarmente siccitoso, privo di importanti perturbazioni. Quello che fa pensare sono le temperature così alte, sia dell’aria, che del mare, fattori che possono portare a eventi meteo violenti”. Da metà agosto la temperatura media è stata quasi sempre oltre le medie degli ultimi dieci anni, ma da metà ottobre fino a metà novembre ha superato i livelli degli ultimi venticinque anni. È stata superata quella che si chiama ‘banda di confidenza’. Per tre settimane non ci sono stati picchi, ma temperature medie molto alte, col riscaldamento anche del mare. Questo può portare a fenomeni più violenti”. Al Centro maree, quindi, si aspettavano una perturbazione definita “importante”, anche se in parte imprevedibile, a causa del vento di scirocco (mutante in bora) e della complessiva evoluzione metereologica.

Nell’ultimo mezzo secolo, la marea più devastante fu quella del 4 novembre 1966 che raggiunse i 194 centimetri. Nel 1979 si arrivò ai 166 centimetri, l’1 febbraio 1986 a 158 centimetri. Il metro e mezzo fu superato anche l’1 dicembre 2008 e il 28 ottobre 2018, in entrambi i casi con 156 centimetri. Poi c’è stato il devastante novembre 2019: 189 centimetri il giorno 12 novembre, 156 centimetri il giorno 19 e 151 centimetri il giorno 17 novembre. Il 2020 e 2021 sono stati due anni di relativa tregua, con la punta massima (138 centimetri) raggiunta a dicembre di due anni fa. Le immagini dell’Acqua Granda del 2019, a quota 189 centimetri, fecero il giro del mondo. Il presidente del consiglio Giuseppe Conte assicurò che il Mose sarebbe stato ultimato per non lasciare più la città senza difese. In tre anni sono stati fatti passi in avanti, il Mose ha dimostrato di funzionare, anche se rimangono criticità e la messa a punto definitiva non è ultimata. È già stato alzato una trentina di volte tenendo Venezia all’asciutto. Solo di recente, dopo un tempo immemorabile di attesa, sono state inaugurate anche le paratie in vetro che servono ad isolare la Basilica di San Marco con i suoi mosaici. La chiesa è particolarmente vulnerabile anche a livelli di marea di un metro, perché l’acqua entra nel nartece da piazza San Marco, uno dei punti più bassi della città.

Se a Venezia festeggiano per la tenuta del Mose, da Roma arriva una dichiarazione critica di Luana Zanella, presidente del Gruppo di Alleanza Verdi Sinistra alla Camera, che commenta le parole elogiative del ministro Matteo Salvini durante la conferenza stampa sulla manovra. “Il ministro delle Infrastrutture dimentica che le nostre proposte alternative includevano barriere alle bocche di porto e altri interventi che avrebbero contrastato l’afflusso violento e sempre più frequente delle acque alte. Salvini, soprattutto, non dice quanto e fino a quando il Mose reggerà, viste le previsioni di un aumento del livello dell’Alto Adriatico dai 41 agli oltre 80 cm entro la fine del secolo e come intende affrontare la salvaguardia complessiva della città e della laguna di Venezia”.

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