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Jonathan Bazzi: “La nuova terapia contro l’Hiv mi cambia la vita. Stasera l’ultima pastiglia rosa pallido”

Si tratta di un cambiamento “epocale”, insomma: al posto delle pastiglie da prendere quotidianamente, e sempre alla stessa ora, si è passati da qualche mese ad una nuova terapia (disponibile in Italia dallo scorso luglio) che prevede un’iniezione ogni due mesi. “Di tanto in tanto ho dei trasalimenti: oddio la pastiglia”, racconta Bazzi al Corriere della Sera

di F. Q.

Stamattina ho fatto le prime inoculazioni dei farmaci iniettivi, stasera prenderò per l’ultima volta (spero) la pastiglia rosa pallido che, da sei anni, piega i miei orari e reclama la mia (labile) capacità organizzativa. Cambia tanto ora per le persone che convivono col virus dell’Hiv, cambia davvero tantissimo, anche se nessuno ne parla”. Così Jonathan Bazzi ha raccontato in un post su Instagram una novità destinata a cambiare la sua vita e quella di centinaia di persone nel mondo. Lo scrittore, che aveva svelato nel libro Febbre – un successo editoriale, arrivato tra le altre cose finalista al Premio Strega nel 2020 – la scoperta della sua sieropositività, fa riferimento alle “terapie long lasting”, che prevedono l’iniezione di due antiretrovirali, un farmaco con due principi attivi che inibiscono alcune funzioni del virus Hiv.

Si tratta di un cambiamento “epocale”, insomma: al posto delle pastiglie da prendere quotidianamente, e sempre alla stessa ora, si è passati da qualche mese ad una nuova terapia (disponibile in Italia dallo scorso luglio) che prevede un’iniezione ogni due mesi. “Di tanto in tanto ho dei trasalimenti: oddio la pastiglia”, racconta Bazzi al Corriere della Sera, ricordando quell’appuntamento quotidiano che per lui dura dal 2016. “Ovunque fossi, qualunque cosa stessi facendo. Assunzione a stomaco pieno, dopo aver ingerito almeno 350 calorie. Ora sperimento il vuoto positivo: non suona più la sveglia che io e il mio compagno Marius abbiamo sul telefono per non dimenticarla”, rivela lo scrittore, che ha fatto le prime iniezioni la scorsa settimana. “Mercoledì sono uscito dall’ospedale felice, medici fantastici, un servizio che te lo immagini da sanità privata”, dice. In passato, invece, non sono mancate le esperienze negative, in particolare quando quattro anni fa scoprì di avere il papilloma virus. “Devo fare l’anoscopia e il pap test annualmente. Prima c’era una dottoressa silenziosa, per nulla comunicativa, brusca: niente anestetico, nessun dilatatore preventivo. Ora ho un nuovo dottore, con al fianco una specializzanda. ‘Ma avete usato l’anestetico?’, ho chiesto perché non ho sentito nulla. E il medico: ‘Sì, certo’. Ho raccontato che la dottoressa di prima non l’usava e la specializzanda inorridita: ‘Ma questa è crudeltà!’”. Oggi la prospettiva è cambiata, i medici lavorano perché le iniezioni si possano fare ogni sei mesi ma Bazzi precisa di non sentirsi un malato: “Non è un problema ricordarmi che ho l’Hiv. È una situazione che mi impone di tenere sotto controllo il virus, ma non mi sento malato, non mi interessa non pensarci, molte delle cose che ho scritto vanno proprio nella direzione opposta”.

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