“Anche oggi da Qf registriamo la continua incapacità a presentare un piano industriale e soluzioni condivise”. Simone Marinelli, coordinatore nazionale automotive per Fiom-Cgil, e Stefano Angelini della Fiom-Cgil di Firenze descrivono così l’ennesimo fallimento nella trattativa tra le parti sociali e la nuova proprietà dello stabilimento della ex Gkn, ora Qf, di Campi Bisenzio. Il progetto industriale dell’azienda è ben lontano dalla realizzazione e ora, per i sindacati, “il tempo è scaduto”. Secondo il comunicato della Fiom, l’ex ministero dello Sviluppo Economico deve prendere atto che l’azienda è “incapace” di applicare ciò che è previsto dall’accordo sulla riconversione industriale, firmato da tutte le parti ormai quasi un anno fa, nel gennaio 2022. Il 3 novembre era una giornata cruciale per la vertenza ex Gkn, ma l’incontro al ministero del Made in Italy e delle Imprese (ex Mise) si è concluso ancora una volta con una fumata nera, come sottolinea Gianluca Ficco, segretario nazionale Uilm responsabile del settore automotive: “Purtroppo temiamo che stia per naufragare definitivamente il progetto di reindustrializzazione da parte di Qf del sito fiorentino ex Gkn”.

Secondo la nota di Fiom-Cgil, Qf “continua a girare attorno alla problematica dell’agibilità del sito, che essa stessa sa di essere inesistente”. Le parti sociali hanno proposto all’ex Mise di nominare una nuova governance, in discontinuità con l’attuale, che porti a un’evoluzione dell’accordo quadro. Inoltre, per le sigle dovrebbe essere individuato un nuovo advisor indipendente, in condivisione con il sindacato, che sia in grado di valutare tutte le possibili proposte di piani industriali. Ma ogni iniziativa prospettata per arrivare a un percorso certo nei tempi e nelle modalità, che porti alla ripresa produttiva e al mantenimento occupazionale del sito, è stata respinta. “Qf davanti a questa nostra richiesta non ha dato nessuna apertura – dichiarano il coordinatore nazionale Fim Cisl, Stefano Boschini, e Francesco Diazzi della Fim Toscana – Anzi ha ribadito di voler nominare un proprio advisor in modo unilaterale”.

I sindacati chiedono l’intervento, oltre che del ministro delle Imprese, Adolfo Urso, di Invitalia che dovrebbe valutare ogni azione straordinaria, compresa l’entrata in equity. Per le parti sociali, la vertenza si sta trascinando da troppi mesi, anche per colpa di un mancato intervento risoluto da parte del ministero. Ciò che temono i rappresentanti dei lavoratori è che venga messa a rischio sia la continuità retributiva degli operai che il futuro industriale del sito. Inoltre, Marinelli e Angelini sostengono che occorra “trovare una soluzione che passi anche per la messa a disposizione a Qf di progetti pubblici o privati che possano arrivare anche dalla Regione Toscana. L’obiettivo della Fiom rimane la reindustrializzazione del sito e la salvaguardia della sicurezza economica delle lavoratrici e dei lavoratori”.

Il tavolo non partiva sotto i migliori auspici fin dal giorno precedente, data dell‘incontro in Regione richiesto dalla Rsu e durato 12 ore. Il 2 novembre erano presenti tutte le parti in causa, nel tentativo di favorire il dialogo tra azienda e sindacati in vista dell’appuntamento all’ex Mise, ma non è stato raggiunto nessun risultato, come confermato dal post Facebook del Collettivo di Fabbrica. “Dopo dodici ore di ulteriore presa in giro, una proprietà inesistente, non tolleriamo oltre – hanno scritto gli operai, accompagnando le loro parole con una foto che mostra alcuni carrelli, posizionati fuori dai cancelli della fabbrica, con sopra delle attrezzature -. Tutto sarà rivelato, fatto vedere, reso chiaro. Lo scandalo industriale del secolo, la delocalizzazione, i raggiri, le chiacchiere sul made in Italy”.

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