Un murales nel sottopasso di una ciclabile a Mantova che le femministe di “Non una di meno” aggiornano ogni mese con i nomi delle vittime di femminicidio in Italia. Un’iniziativa simbolica, nata per sensibilizzare la cittadinanza su un’emergenza ancora troppo spesso ignorata, ma che per la polizia locale e la giunta Pd del Comune è da considerare “imbrattamento e danneggiamento dei beni pubblici”. Tanto che, per questo, le attiviste hanno ricevuto una sanzione da mille euro. “Non la pagheremo”, hanno commentato in una nota pubblicata sulla pagina Facebook. “Rivendichiamo non solo il gesto, ma anche la necessità di uno spazio pubblico in cui quelle donne e quelle libere soggettività possano venire quotidianamente ricordate come vittime di uno stesso mandante: il patriarcato”.

L’intervento della polizia locale risale al 10 agosto scorso, quando le attiviste si sono radunate proprio nel sottopasso di porta Mulina per protestare contro la sentenza della Corte suprema americana sull’aborto. Dopo la segnalazione anonima di un passante, gli agenti sono intervenuti e hanno multato il gruppo di femministe. Ora, dopo la notifica della multa, le femministe hanno deciso di contestare l’intervento davanti al sindaco e all’assessore della giunta comunale. Nel frattempo lo spazio, come denunciato dal gruppo, è stato vandalizzato con scritte in vernice rossa firmate dal movimento No vax.

Nella memoria difensiva inviata all’amministrazione comunale, Non una di meno contesta il verbale e mette in evidenza anche il modo in cui è stato scritto. Nel testo infatti, gli agenti riportano che le attiviste hanno dichiarato di “ricorrere all’affissione di manifesti ai muri e alla scrittura di slogan con spray colorati per sensibilizzare la cittadinanza rispetto ai cosiddetti ‘femminicidi‘”. “Ci sembra”, hanno replicato le femministe, “che chi scrive ignori che il femminicidio sia già una pena inserita nel Codice Rosso, non un’invenzione né un’opinione di qualche facinorosa. Ci preoccupa sapere che questo linguaggio venga utilizzato dalle Istituzioni e dalle forze dell’ordine, perché significa che i loro rappresentanti non sono abbastanza ‘formati’ o ignorano del tutto che la violenza di genere esiste e che necessita di un intervento specifico anche nei momenti che precedono il femminicidio (stalking, violenze domestiche, minacce, ecc.)”. E in generale, scrivono sempre nel testo difensivo consegnato al primo cittadino dem Mattia Palazzi, chiedono che sia riconosciuta l’importanza della loro iniziativa: “Sono tante le persone che al muro si fermano, riflettono, osservano e si sensibilizzano su quanto i femminicidi siano un’evidenza insopportabile, alla quale occorre porre fine. Sì, perché il femminicidio è un’evidenza, non è un esercizio di stile o una narrazione femminista“.

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