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Giorgia Soleri a Pechino Express, il web si scatena: “Come farà con le sue dolorosissime malattie?”

Su Rai2, l'influencer fidanzata con Damiano dei Maneskin, aveva raccontato: "Quando ho iniziato a stare male avevo 16 anni, da allora sono sempre stata accompagnata dal dolore come un’ombra. Ci sono stati anni in cui mi svegliavo con il dolore, mangiavo con il dolore, andavo a scuola – quando ci andavo – con il dolore, andavo a letto con il dolore. [..] Passavo le nottate cercando di espellere un goccio di urina intriso di sangue che mi lacerava fino allo stomaco con le viscere in fiamme. Andavo a letto stremata sperando di non svegliarmi al mattino, perché quella non era vita"

di Paolo Aruffo

Tutto pronto per l’inizio del viaggio dei concorrenti di Pechino Express 2023. Tra le coppie che partiranno per le riprese dello show che verrà trasmesso su Sky e in streaming su Now, c’è anche quella composta da Giorgia Soleri – influencer e fidanzata con Damiano dei Maneskin – insieme a Federippi, ovvero Federica Fabrizio, anche lei influencer. Quindi sui social più di qualcuno si è domandato come farà Giorgia, 26 anni, ad affrontare un viaggio di quel tipo: “Io davvero curiosa di come Giorgia Soleri andrà avanti a Pechino Express. Io in prima persona vivo una malattia cronica, e fare una cosa del genere è davvero impensabile ed estremo, e no, non basta prendere i medicinali per sentirsi bene, purtroppo”, ha scritto una ragazza su Twitter nella serata di ieri 23 ottobre. Il dibattito si è aperto, tanti i commenti sui social. Tra questi c’è anche quello di Sara, una utente che si è lasciata andare ad una riflessione: “Comunque noi ridiamo e scherziamo ma c’è gente che mette in dubbio la malattia di Giorgia Soleri perchè va a Pechino Express, la dolorosissima malattia che ha quella ragazza la hanno anche operaie, infermiere, insegnanti, donne costrette a lavori sfiancanti – le parole di Sara -. Giorgia è di aiuto a queste donne perché ha parlato di questa malattia che prima non veniva presa in considerazione dal sistema sanitario patriarcale che c’è in Italia. E da malata cronica sa perfettamente cosa può e cosa non può fare e non deve tenere conto a nessuno. Mettetevelo nella testa, fate schifo”. La replica di un’altra utente: “Ma farai schifo tu! Non si può paragonare un lavoro col partecipare ad un programma come Pechino, dove si corre tutto il giorno, si affrontano prove durissime in condizioni igieniche inesistenti. E poi che deve stare a letto per il dolore lo ha sempre detto lei, eh! Si decida”.

Giorgia Soleri, infatti, da tempo combatte contro una malattia di cui si è fatta portavoce anche pubblicamente. Una malattia che nel tempo l’influencer ha definito in diversi modi, perché più volte le è stata data una diagnosi differente: vulvodinia, neuropatia del pudendo, endometriosi e adenomiosi. Di recente è arrivata la quinta: la fibromialgia. Ne ha parlato lei stessa sui social, com’è solita fare per sensibilizzare i fan su tematiche spesso taciute: “Sarei ipocrita se negassi il misto di terrore e rabbia che ha pervaso il mio corpo dopo l’ennesima diagnosi. Ma questa volta è stato diverso. Ho scoperto che la condivisione è un viaggio arricchente mai a senso unico, quando dai qualcosa ti torna sempre indietro”, le sue parole su Instagram. A marzo scorso, invece, ospite di Tonica su Rai2, Giorgia aveva parlato della vulvodinia. Un monologo toccante e d’impatto: “Quando ho iniziato a stare male avevo 16 anni, da allora sono sempre stata accompagnata dal dolore come un’ombra. Ci sono stati anni in cui mi svegliavo con il dolore, mangiavo con il dolore, andavo a scuola – quando ci andavo – con il dolore, andavo a letto con il dolore. È stato il mio compagno più devoto: silenzioso ma sempre presente, ossessivo e possessivo, tanto da allontanare tutto e tutti, come nella più classica delle relazioni tossiche. Passavo le nottate cercando di espellere un goccio di urina intriso di sangue che mi lacerava fino allo stomaco con le viscere in fiamme. Andavo a letto stremata sperando di non svegliarmi al mattino, perché quella non era vita”.

Infine aveva aggiunto: “Non so più nemmeno quante cose ho perso per colpa del mio dolore. Mi hanno visto decine di specialisti, sono stata ricoverata in decine di ospedali. Sono svenuta per strada. Tutto questo è durato otto lunghi anni fino a quando, due anni fa, questo dolore finalmente ha preso un nome e si è materializzato per tutti. Per me è sempre stato concreto, di invisibile c’era solo il nome: vulvodinia, contrattura pelvica e neuropatia del pudendo, anche detto ‘dolore pelvico cronico’. Vi sembrerà strano ma ho pianto di gioia: per tanti il momento della diagnosi è una condanna, per me è stata una liberazione, perché è reale e significa anche poter ricevere una terapia. Non so se guarirò mai, ma una cosa è certa: un mostro quando lo guardi in faccia fa meno paura”. E probabilmente neanche questa nuova avventura che la sta aspettando potrà metterle paura. O se questo accadrà, com’è umano che sia, Giorgia saprà affrontarla a testa alta.

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