La personale di Nari Ward organizzata dalla Fondazione Trussardi al Centro Balneare Romano è un percorso in cui gli oggetti comuni diventano simboli, all’occorrenza, di narrazioni socio-politiche diverse. In “Gilded Darkness”, opere storiche e site-specific dell’artista statunitense di origini giamaicane si fondono con l’architettura fascista della piscina, inaugurata nel 1929 dall’allora podestà di Milano. All’ingresso, l’installazione “Amazing Grace”, composta da oltre 300 passeggini abbandonati legati insieme negli spogliatoi, sembra ricordare le morti dei rifugiati nel Mediterraneo. Quando è stata creata, nel 1993, l’installazione era invece stata associata alle morti connesse all’epidemia di AIDS.

Gli altri lavori esposti ripropongono oggetti d’uso comune come le bottiglie, svuotati del proprio significato e utilizzati per scacciare gli spiriti maligni, o per creare unicorni fatti di ossa di animali, capelli e sapone. Se è vero che la tecnica dell’objet trouvé o del ready-made, da Duchamp in poi, tendenzialmente gioca con l’aspetto più semantico e nominale dei concetti associati a questi “oggetti trovati”, innalzati a simboli, Nari Ward, grazie anche all’uso della musica, mira direttamente alle emozioni. E lo fa inserendo nelle sue opere espliciti riferimenti alle tradizioni animiste dei Caraibi, utilizzando materiali poveri, come gli artisti italiani del dopoguerra, ma creando effetti scenografici di grande impatto. Le installazioni sono completate dalle sue sperimentazioni sonore e dall’utilizzo di brani dalla storia complessa, come la stessa “Amazing Grace”.

La prima opera creata per la mostra a Milano è un carretto realizzato con una vecchia tanica per l’acqua che inscatola sorrisi. Ma non è facile sorridere dopo un’installazione immersiva come quella nello spogliatoio che, a prescindere dai significati connessi all’attualità, è un’esperienza totalizzante sulla caducità della vita e l’obsolescenza dei ricordi. Proseguendo attraversati i tornelli, in cui solitamente è obbligatorio lavarsi i piedi prima di entrare in acqua, si giunge alla piscina, trasformata in un’immensa distesa dorata da migliaia di coperte termiche. “Emergence Pool” (2022) può suscitare immagini legate all’immigrazione, tanto quanto alla conclusione di competizioni sportive come le maratone. Le coperte termiche utilizzate per gli immigrati e per gli atleti sono le stesse che ricoprono la grande piscina all’aperto. “Gilded Darkness”, il titolo della mostra, rimanda a un’oscurità dorata. Ma l’oscurità sembra dissolversi alla fine del percorso, in cui una composizione di bandiere bianche tenute da una gru ricorda quasi un enorme canestro in cui segnare.

Mentre in “Battleground Beacon” (2021) – una torretta di controllo della polizia statunitense utilizzata per sorvegliare i quartieri a prevalenza afroamericana – fuoresce il suono di una Milano multietnica che mescola musiche del mediterraneo, conversazioni dalla Cina e inni dall’Ucraina. Una mostra che presenta, con coerenza, una marea di contraddizioni. Fino al 16 ottobre al Centro Balneare romano, Milano.

Foto Marco De Scalzi

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