Ancora una giornata di scontri in Iran, ancora una giornata di morti e feriti (secondo Iran Human Rights, sarebbero almeno 83 le persone uccise dall’inizio delle proteste contro il regime), ma la protesta non accenna a fermarsi. Donne e uomini, giovani e meno giovani – come ha spiegato in un’intervista esclusiva al Fatto quotidiano Shirin Ebadi, Premio Nobel per la Pace – “tutti assieme ora urlano ‘Noi non vogliamo questo regime, noi non vogliamo la Repubblica islamica’. I primi giorni le manifestazioni erano contro il velo e la ‘polizia morale’, ma dal terzo e quarto giorno, per le strade, è diventata una protesta politica”. Sono i social che stanno aiutando le proteste a diffondersi a macchia d’olio. Nel video che pubblichiamo i manifestanti sono nella regione del Sistan Balochistan (zona a prevalenza sunnita, a differenza del resto dell’Iran), precisamente nella città di Zaehdan. Il timore, da parte del regime, è che la ribellione si allarghi sempre più. Ecco perché, secondo quanto denuncia Amnesty International, la repressione che sta mettendo in atto il regime si fa ancora più dura: il presidente iraniano Ebrahim Raisi ha annunciato che chiunque partecipi alle rivolte verrà subito arrestato, e il comandante delle forze di sicurezza della provincia di Mazandaran avrebbe ordinato di “confrontare senza pietà, arrivando al punto da causare morti, qualsiasi disordine da parte di rivoltosi e contro rivoluzionari”. Eppure, quello che ci restituiscono le immagini che in questi giorni stanno facendo il giro del mondo, raccontano anche un’altra storia. Quella che mostra questo video. E che Shirin Ebadi ci ha raccontato così: “La gente in passato, quando la polizia caricava, scappava. Ora non più. Chi è in piazza reagisce. Ci sono immagini in cui si vedono i manifestanti picchiare gli agenti, i manifestanti correre per recuperare le granate di gas lacrimogeni e ributtarle contro la polizia, Questa autodifesa del popolo ha fatto sì che gli agenti abbiano perso coraggio. In molte città sono loro a scappare. E questo dà ancora più forza alla protesta. Il mio popolo vincerà”

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