Sui cieli di Svezia e Norvegia si è formata una “grande nuvola” di metano, come la chiamano i media dei due Paesi, dopo la fuga di gas da Nord Stream 1 e 2, che negli scorsi giorni hanno subito con ogni probabilità un atto di sabotaggio. Le quantità di metano presenti in atmosfera sono a “livelli record”: secondo i calcoli di Stephen Matthew Platt, scienziato del clima presso l’istituto norvegese di ricerca sull’aria Nilu, si tratta di circa 40.000 tonnellate di metano rilasciate. Stime poi aggiornate a a 80mila tonnellate di gas serra: si tratta di più di quattro volte le emissioni annue di metano nazionali norvegesi dell’industria petrolifera e del gas. “Non abbiamo mai visto nulla di simile in nessuno dei nostri osservatori”, ha affermato la ricercatrice di Nilu, Cathrine Lund Myhre.

Le emissioni corrispondono ad un aumento della concentrazione di metano nell’atmosfera di circa il 20 per cento. L’ultima indicazione degli esperti è che il gas si sta muovendo verso nord e potrebbe arrivare sopra le isole Svalbard in un paio di giorni, raggiungerà il Regno Unito e la sua ‘coda’ arriverà anche in Italia, stando ai calcoli del Consorzio Lamma-Cnr, che rassicura sul rischio inquinamento e salute dei cittadini poiché si tratta di un gas climalterante, non inquinante, dato che la nube si è molto diluita in atmosfera. In una lettera congiunta al Consiglio di sicurezza dell’Onu, Danimarca e Svezia affermano che le esplosioni che hanno causato le perdite di gas potrebbero essere dovuta alla detonazione “diverse centinaia di chili di esplosivo”. Nella lettera, i due Paesi esprimono preoccupazione per le possibili conseguenze per l’ambiente marino e il clima.

Platt sottolinea tuttavia che l’elevata concentrazione di metano non rappresenta un grave pericolo per le persone: “Non è pericoloso per l’uomo. Non è un gas infiammabile in queste quantità. È l’effetto climatico di cui invece stiamo parlando”, chiarisce. Platt ha spiegato di essere rimasto sorpreso: “Quando ho iniziato ad effettuare i calcoli mercoledì mattina, non mi aspettavo di vedere nulla. Molto spesso si sente parlare di grandi emissioni, ma quando guardi i dati non ne vedi alcun segno. Ma in questo caso c’è stato un netto aumento”, ha detto a Nrk. Già giovedì i media svedesi avevano raccontato come le centraline di rilevazione delle stazioni di ricerca avessero registrato livelli insolitamente elevati di gas serra nell’aria: “Vediamo un aumento della concentrazione di gas metano e sappiamo che le correnti d’aria provengono dalla zona di Bornholm (isola danese vicina all’impianto dove è stata rilevata la falla)”.

Circa dodici ore prima, presso la stazione di ricerca di Uppsala, sono stati misurati livelli elevati dello stesso gas: “È una coincidenza piuttosto interessante che quando guardiamo le masse d’aria e come hanno viaggiato per arrivare qui, possiamo vedere che hanno attraversato il mar Baltico intorno a Bornholm. Pertanto, c’è un’alta probabilità che il gas metano nelle masse d’aria provenga dalle perdite da Nord Stream”, aveva spiegato Tobias Biermann, ingegnere ricercatore a Hyltemossa. Mercoledì il capo dell’Agenzia danese dell’energia, Kristoffer Bottzauw, aveva spiegato che le emissioni derivanti dalla fuoriuscita di gas dalle tre falle nei gasdotti Nord Stream 1 e 2 nel mar Baltico potrebbero essere equivalenti a un terzo, circa il 32%, delle emissioni di gas serra totali annuali della Danimarca.

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