Niente seggi per i partiti “antisistema“. I cittadini non hanno premiato la strategia elettorale delle piccole liste che si sono presentate come indipendenti dalle principali coalizioni, in rottura con i partiti che hanno dominato il panorama politico degli ultimi anni, fatti di governi di solidarietà e unità nazionale. Non sfonda la leadership di rottura di Gianluigi Paragone: il suo partito ItalExit si ferma attorno al 2%, lontano dalla soglia di sbarramento del 3% che avrebbe garantito l’entrata in Parlamento. Il senatore uscente, fuoriuscito dal Movimento 5 stelle, ha ammesso di aver contato su un’affluenza decisamente superiore: “Non credo sia un bene per la democrazia un’affluenza così bassa. C’è un Paese preoccupato che non trova nella proposta politica né una risposta né una spinta per andare al voto”, ha dichiarato. La campagna di Paragone mirava a coinvolgere l’elettorato insofferente verso le restrizioni Covid e i vincoli internazionali, ma lo scontro continuo con il “mainstream” non ha pagato. Anche se esistesse, la fascia di elettori a cui puntava ItalExit non si è recata alle urne.
Ancora più basso il risultato di Italia sovrana e popolare (Isp) di Marco Rizzo. Il segretario del Partito comunista, con la sua lista creata per correre alle elezioni, ha ottenuto un risultato che supera di poco l’1%. Seppur in crescita rispetto alle politiche del 2018, Rizzo – che ha personalizzato molto la linea del partito e la campagna elettorale della lista negli ultimi mesi – resta lontanissimo dall’ingresso in Parlamento e arriva dietro sia a ItalExit – con cui a inizio campagna elettorale paventò anche un’alleanza – sia a Unione popolare. È il soggetto politico di De Magistris, infatti, a raggiungere il miglior risultato (si fa per dire) tra le forze politiche alla sinistra della coalizione guidata dal Pd: si ferma però all’1,5%, nonostante i prestigiosi endorsement internazionali ricevuti in campagna elettorale, dal leader della sinistra radicale francese Jean-Luc Mélenchon al fondatore di Podemos Pablo Iglesias. Un risultato che mostra lo stato embrionale del progetto di unione a sinistra lanciato da De Magistris sulla scia della Nupes, la coalizione formata dal leader de La France Insoumise nelle presidenziali francesi della scorsa primavera.
Sotto l’1% (allo 0,72% con quasi 200mila voti) c’è invece Vita, il partito antivaccinista di Sara Cunial, ex deputata del Movimento 5 Stelle che ottiene comunque un risultato migliore del suo ex capo politico Luigi Di Maio (fermo allo 0,6% con Impegno civico) e raggiunge un notevole 6,6% in Alto Adige. Ancora più in basso troviamo Sud chiama Nord di Cateno De Luca, il Partito Comunista Italiano, Südtiroler Volkspartei, il Partito Animalista e Alternativa per l’Italia. Flirtano con lo 0% anche il Partito della Follia Creativa, Free e Forza del Popolo, tre simboli che messi insieme non raggiungono le tremila preferenze nella corsa ai seggi della Camera.
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