“Il mio voto domenica prossima è per il M5s guidato da Giuseppe Conte“. Il giorno dopo aver partecipato alla chiusura pentastellata della campagna elettorale in piazza Santi Apostoli a Roma – insieme all’ex capogruppo al Senato di Leu Loredana De Petris, che aveva già dichiarato il proprio voto per il Movimento – anche Stefano Fassina fa “coming out”: “È una scelta meditata e motivata, ma dolorosa perchè, per la prima volta in quasi quattro decadi di presenze alle urne, mi separo dalla filiera originata dal Pci, di cui anche Liberi e uguali, nel 2018, era in parte e indirettamente derivazione”, scrive il deputato ed ex viceministro allo Sviluppo economico, per anni volto di punta della sinistra Pd. “Scelgo il Movimento 5 stelle per una regione essenziale. Per quelli che rappresenta: le periferie sociali, le classi medie spiaggiate, le generazioni più giovani e più intransigenti sulla conversione ecologica integrale. Per quelli che c’erano stasera in piazza Santi Apostoli, più che per i protagonisti del palco”. Ma anche, aggiunge citando Conte, “in ragione del principio enunciato da uno dei maggiori filosofi contemporanei, Forrest Gump, “sinistra è chi sinistra fa””.

“Il M5s ha fatto cose di sinistra, anche quando ha governato con la destra”, ricorda. “Elenco soltanto i titoli: nel Governo Conte I, il Reddito di cittadinanza, strumento di contrasto alla povertà e “salario di riserva” per resistere al ricatto del lavoro povero; il Decreto dignità, la prima misura in controtendenza dopo quasi trent’anni di precarizzazione del lavoro, attuata attraverso l’introduzione di specifiche causali per disboscare la giungla dei contratti a tempo determinato. Certo, vi sono stati anche provvedimenti inaccettabili nei governi presieduti da Giuseppe Conte, in particolare i famigerati “Decreti sicurezza” concessi alla Lega di Matteo Salvini. Certo, permangono ambiguità sul riconoscimento della funzione insostituibile delle rappresentanze sociali e dei “corpi intermedi”. Quindi, nessuna aspettativa salvifica. Nessuna cambiale in bianco. Ma il cammino intrapreso dal M5s, al prezzo di perdite consistenti in termini di parlamentari e consenso elettorale rispetto a cinque anni fa, è chiaro. Il programma è condivisibile e le candidature selezionate sono di qualità”, riconosce.

Per poi concludere: “Dopo le elezioni, lavoreremo insieme a tante donne e uomini provenienti dai percorsi della sinistra sociale e ambientalista, con autonomia, per realizzare una relazione politica strutturata con il M5S. L’obiettivo è la ricostruzione, su solide fondamenta di cultura politica, dell’Alleanza progressista, sciaguramente interrotta da chi ha eretto il governo Draghi a discriminante politica. Insomma, il 25 Settembre è un passaggio di fase. Per quanto il futuro possa essere gravido di pericoli da destra, domenica prossima è un’alba, non un tramonto, per chi vuole fare “il mestiere della Sinistra nel ritorno della Politica” (il titolo del libro appena pubblicato da Fassina, ndr)”.