C’è chi lo ha ribattezzato “il Papa contiano” o addirittura “grillino di sinistra” per la sua affinità sui temi sociali con le politiche del Movimento 5 Stelle: ambiente, disoccupazione e lotta a corruzione e mafia. Ed è innegabile che la sintonia tra Francesco e l’ex premier Giuseppe Conte sia stata forte, soprattutto durante i due anni intensi della pandemia. Sintonia che paradossalmente è mancata con l’ex allievo dei gesuiti Mario Draghi, anche a causa dell’inquilino uscente di Palazzo Chigi che non ha saputo costruire un rapporto diretto e informale con Bergoglio, cosa che il Pontefice argentino predilige. Il Papa segue con attenzione l’evolversi della politica italiana e attende di conoscere il risultato del voto. Dal suo entourage invitano a diffidare di chi descrive un Francesco distaccato dalla vita politica del Paese. Una cosa è la neutralità, che Bergoglio ha chiesto a tutti i suoi collaboratori, altra è l’assenza di interesse verso le vicende della politica della Penisola.

Del resto, la Curia romana è composta in larghissima maggioranza da porporati e vescovi italiani che, come tutti i loro concittadini, domenica 25 settembre saranno chiamati a votare. Il cardinale Raffaele Farina, archivista e bibliotecario emerito di Santa Romana Chiesa, 89 anni, si è anticipato e ha già espresso il suo voto per via diplomatica attraverso l’Ambasciata d’Italia presso la Santa Sede. Gli altri eminentissimi ed eccellentissimi elettori domenica compiranno il loro dovere civico recandosi ai seggi. In Vaticano non si registra aria di astensionismo, almeno tra i cardinali e i vescovi che cercano di convincere i loro collaboratori a non disertare le urne. L’orientamento maggiore, almeno nelle dichiarazioni confidenziali, è per Carlo Calenda che già nelle elezioni per il Campidoglio nel 2021 aveva raccolto numerosi consensi Oltretevere.

Netto, invece, il dissenso per le posizioni assunte dal Partito democratico in merito ai temi etici, aperture che nella legislatura che si sta concludendo hanno registrato un forte scontro tra la Santa Sede e l’Italia in merito al ddl Zan, il disegno di legge contro l’omotransfobia. Scontro che successivamente Francesco tentò di far rientrare, anche alla luce delle sue storiche aperture pastorali sui diritti delle persone omosessuali. Alla vigilia del voto, nei sacri palazzi appare, invece, marginale l’ala conservatrice che ha sempre strizzato l’occhio a destra. Prima verso Silvio Berlusconi, negli anni in cui il cardinale presidente della Cei era Camillo Ruini e poi in quelli in cui il cardinale segretario di Stato era Tarcisio Bertone, e poi verso Matteo Salvini che Bergoglio non ha mai voluto incontrare, nemmeno nella veste di ministro dell’Interno, per le sue politiche sui migranti. Incontro che Salvini, con l’aiuto dell’attuale ministro dello Sviluppo economico, Giancarlo Giorgetti, aveva auspicato chiedendo più volte la mediazione del suo omologo vaticano dell’epoca, l’ex sostituto per affari generali della Segreteria di Stato, l’attuale cardinale Angelo Becciu.

Un forte appello contro l’astensionismo è stato fatto dal consiglio permanente della Conferenza episcopale italiana che è riuscita a mantenere un’inedita neutralità. La Cei, infatti, ha ribadito che “il voto è un diritto e un dovere da esercitare con consapevolezza. Siamo chiamati a fare discernimento fra le diverse proposte politiche alla luce del bene comune, liberi da qualsiasi tornaconto personale e attenti solo alla costruzione di una società più giusta, che riparte dagli ‘ultimi’ e, per questo, possibile per tutti, e ospitale. Solo così può entrare il futuro! C’è un bisogno diffuso di comunità, da costruire e ricostruire sui territori in Italia e in Europa, con lo sguardo aperto al mondo, senza lasciare indietro nessuno. C’è urgenza di visioni ampie; di uno slancio culturale che sappia aprire orizzonti nuovi e nutrire un’educazione al bello, al vero e al giusto. Il voto è una espressione qualificata della vita democratica di un Paese, ma è opportuno continuare a sentirsene partecipi attraverso tutti gli strumenti che la società civile ha a disposizione”.

La Chiesa italiana ha rivolto un appello anche ai nuovi senatori e deputati: “Chiediamo ai futuri eletti di non dimenticare mai l’alta responsabilità di cui sono investiti. Il loro servizio è per tutti, in particolare per chi è più fragile e per chi non ha modo di far sentire la sua voce. L’agenda dei problemi del nostro Paese è fitta: le povertà in aumento costante e preoccupante, l’inverno demografico, la protezione degli anziani, i divari tra i territori, la transizione ecologica e la crisi energetica, la difesa dei posti di lavoro, soprattutto per i giovani, l’accoglienza, la tutela, la promozione e l’integrazione dei migranti, il superamento delle lungaggini burocratiche, le riforme dell’espressione democratica dello Stato e della legge elettorale… È il tempo di scelte coraggiose e organiche. Non opportunismi, ma visioni. Vi invitiamo a vivere la responsabilità politica come ‘la forma più alta di carità’”.

Lo stesso Francesco ha voluto lanciare un messaggio contro l’astensionismo, accorciando drasticamente il programma della sua visita a Matera domenica 25 settembre per la chiusura del 27esimo congresso eucaristico nazionale. Appuntamento fissato da un anno e coinciso con il voto. Bergoglio ha eliminato tutti gli eventi collaterali (l’incontro con i profughi e i rifugiati e l’inaugurazione della mensa della fraternità intitolata a don Giovanni Mele), confermando unicamente la celebrazione eucaristica nello Stadio comunale XXI settembre, ma anticipandola di un’ora, ovvero alle 9, così da concludere rapidamente la sua visita a Matera e consentire a tutte le persone coinvolte di andare a votare. “Esprimiamo profonda gratitudine al Santo Padre – è stato il commento del cardinale presidente della Cei, Matteo Maria Zuppi – per la grande disponibilità ad anticipare l’orario della sua visita pastorale a Matera a conclusione del 27esimo congresso eucaristico nazionale, in una giornata particolarmente importante per il nostro Paese, chiamato a disegnare, attraverso il voto, il suo futuro”. Il porporato ha aggiunto che “il voto è un diritto e un dovere di tutti i cittadini. La Chiesa è per la libertà di coscienza, non certo per la libertà dell’indifferenza. Per questo ringraziamo il Papa per il suo gesto di attenzione che permetterà ai delegati di tutte le diocesi italiane presenti a Matera di fare ritorno nelle proprie città in tempo utile per potersi recare alle urne”. Il testo dell’omelia che Francesco pronuncerà in Basilicata è già stato preparato da tempo, ma è stato rivisto per evitare che ogni riferimento al brano evangelico possa essere letto come un richiamo alla classe politica che uscirà dalle urne, con un tentativo di strumentalizzare il Papa a seggi aperti.

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