Super balzo per i prezzi alla produzione tedeschi che lo scorso agosto sono saliti del 45,8% rispetto allo stesso anno del 2021. Nel confronto con luglio l’incremento è del 7,9%, ben al di sopra delle attese degli economisti che stimavano un + 1,6%. La spinta arriva naturalmente soprattutto dai prezzi dell’energia più che raddoppiati (+ 139%) rispetto all’anno prima e saliti del 20% solo nell’ultimo mese. Le imprese tedesche hanno pagato l’elettricità quasi il triplo (+ 175%) dell’agosto 2021. Le centrali elettriche, segnala l’istituto di statistica tedesco Destatis, hanno pagato il gas il 269% in più di un anno fa. In deciso aumento anche il costo dei metalli oltre che dei prodotti chimici (+ 32,9% su base annua). I fertilizzanti in particolare registrano aumenti del 176%. I costi delle materie prime alimentari sono saliti in media del 13%.

L’andamento dei prezzi alla produzione tende ad anticipare quello dei prezzi al consumo, visto che le aziende scaricano almeno in parte sui clienti i costi aggiuntivi. Il segnale di agosto è pertanto preoccupante per quanto riguarda le prospettive dell’inflazione tedesca, al momento già all’8,8%. E inevitabilmente si tradurrà in un aumento delle pressioni sulla Banca centrale europea perché prosegua con decisione la strada della stretta monetaria, avviata lo scorso luglio, ai fini di contrastare la corsa dei prezzi. Sabato scorso il numero uno della banca centrale tedesca (Bundsebank) Joachim Nagel ha affermato che “La Bce ha ancora parecchia strada da fare prima di raggiungere un livello dei tassi d’interesse che non alimenti inflazione. Siamo ancora molto lontani da tassi adeguati dato l’attuale livello d’inflazione, serve di più, i tassi devono salire e in che misura dovranno salire resta un tema ancora da definire”. Ieri la Bundesbank ha diffuso il rapporto mensile in cui si legge che “Aumentano i segnali di una recessione dell’economia tedesca nel senso di un arretramento dell’economia chiaro, durevole e di ampia portata”.

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