L’Unione delle Comunità ebraiche tedesche, lo Zentralrat der Juden in Deutschland, per bocca del suo presidente Josef Schuster lancia un avvertimento sulla crescita di antisemitismo in Germania in connessione alla crisi energetica. “I problemi vengono nella maggior parte dei casi accollati alle minoranze. C’entrano sempre gli ebrei”, ha dichiarato ai giornali del Redaktionsnetzwerk Deutschland. “No-vax e sedicenti ‘pensatori trasversali‘ in riferimento alla pandemia non hanno attualmente una piattaforma degna di nota – riporta le sue parole l’agenzia AFP – ma ci sono la guerra in Ucraina, e quello che mi preoccupa molto di più, la crisi energetica. Quando in inverno farà freddo questi gruppi attaccheranno e, come temo, avranno successo”.

Le parole di Schuster suonano permeate da atavico vittimismo, ma non sono prive di fondamento. Le statistiche tedesche hanno già registrato nel 2021 un incremento di almeno il 29% dei reati antisemiti, riconducibili per lo più alle proteste contro le misure di contenimento della pandemia, piuttosto che a neonazismo e dissensi per il conflitto. L’Associazione federale dei centri di ricerca ed informazione sull’antisemitismo RIAS aveva potuto catalogare solo la punta dell’iceberg, registrando comunque – anche grazie a tre nuovi centri di raccolta e una più vasta base dei dati – 2.738 atti antisemiti, una media di oltre sette al giorno.

Il presidente del Verfassungschutz della Turingia, Stephan Kramer, ha dichiarato martedì alla ZdF di temere in autunno “una situazione altamente emotiva e pronta alla violenza con proteste di strada infiltrate e condotte da estremisti”, aggiungendo come anche il suo omologo Jörg Müller, capo dei servizi del Brandeburgo, abbia efficacemente parlato di “un inverno di rabbia”. La stessa ministra degli Interni Nancy Faeser (Spd) ha dichiarato: “I nemici della democrazia aspettano di poter abusare delle crisi, per diffondere fantasie di dissoluzione, paure ed incertezze”. E il professore Andreas Zick dell’Istituto di studi interdisciplinari sui conflitti e la violenza ha già registrato analogie negli slogan “Merkel deve andarsene” scanditi dai populisti all’inizio della pandemia, con gli attacchi verbali della piazza contro il vicecancelliere Robert Habeck in agosto.

Una ricerca dell’emittente Frontal 21 della Zdf denunciava già a giugno di quest’anno l’aumento dell’antisemitismo specificamente in rete. Un terreno dove la ministra Faeser si era già prefissa di intervenire con maggiore fermezza contro l’istigazione all’odio. La relativizzazione dell’Olocausto, però, è di nuovo in voga ed emergono anche accuse infondate agli ebrei di aver provocato o di approfittare della guerra in Ucraina.

Nelle comunità ebraiche stesse, ha evocato Josef Schuster, ci sono numerosi iscritti che sono arrivati sia dall’Ucraina che dalla Russia dopo il 1990. Circa 35mila su 92mila. Il conflitto russo-ucraino però non si è riprodotto all’interno della comunità: “C’è una forte concordia pro-Ucraina”. Dietro l’allarme che lancia c’è dunque anche la coscienza che le comunità ebraiche tedesche sono arrivate ad avere nuovamente una consistenza numerica paragonabile a quella di prima della Shoà proprio grazie al massiccio assorbimento degli ebrei dall’ex Unione Sovietica. Rischiano perciò di incarnare un capro espiatorio se le piazze, alimentate ad arte dall’esterno, si incendiassero per l’inasprimento dei prezzi energetici imputabili alla Russia. Il cancelliere Olaf Scholz nell’abituale incontro estivo con la stampa ha difeso tuttavia l’operato del suo governo, ribadendo di aver scelto scientemente l’espressione “nessuno camminerà da solo” si è detto sicuro che non ci saranno insurrezioni popolari per gli alti prezzi energetici: “Non credo che in questo Paese si arriverà a sommosse”.

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