Sarà la criptovaluta a salvare un calcio sempre più indebitato? La domanda è meno retorica di quanto appaia, alla luce del case history relativo allo sviluppo degli investimenti nello sport da parte dei criptoasset presentato sul Report Calcio 2022 della Figc. Alla data del 22 aprile 2022, sono 289 gli accordi di sponsorizzazione e commercializzazione conclusi tra società sportive e aziende operanti nel settore dei criptoasset (NFT, criptovaluta, blockchain, fan token), per un valore economico stimato attorno ai 570 milioni di dollari. Il 54% riguarda società operanti nel calcio, che rimane lo sport più attrattivo per il mondo crypto ben oltre il suo (indiscutibile) tasso di popolarità. Uno di questi accordi è quello tra Inter e Digitalbits, d’attualità in questi giorni perché il main sponsor dei nerazzurri non ha pagato la prima rata degli 85 milioni di euro da versare in 4 anni.

Secondo i dati elaborati dalla Figc, a livello mondiale il calcio è lo sport che annovera il maggior numero di tifosi e appassionati, stimabili in 1.042 milioni di persone. Dietro c’è il basket con 866 milioni, seguito, tra le discipline più ricettive nei confronti del mondo crypto, dai motori (quinti nella classifica complessiva), dal baseball (settimo), dall’hockey su ghiaccio (ottavo) e dal football americano (decimo). Il valore di mercato dei diritti dei medi di queste sei discipline è di circa 41 miliardi di dollari, 22 dei quali prodotti dal calcio, ed ecco spiegato il motivo per cui gli accordi commerciali con i criptoasset siano appannaggio del calcio per oltre la metà del totale (157 su 289, e dal computo sono stati esclusi i 245 accordi di licenza sottoscritti dai club con la piattaforma NFT Sorare, che si rivolge unicamente al mercato calcistico), nonostante a livello di pubblico rappresenti solo il 26% del bacino di utenza complessivo degli sport citati.

Va anche aggiunto che il calcio produce molti più debiti rispetto agli altri sport, con la conseguente necessità di cercare sempre nuove risorse finanziarie che permettano quanto meno di contenere spese sempre più fuori controllo, alle quali non sembra esistere la volontà di porre un freno. Un settore come quello dei criptoasset, di cui è previsto un aumento di investimento in sponsorizzazioni del 778% entro il 2026, passando da 570 milioni a 5 miliardi di dollari, fa ovviamente gola, e si incontra con la volontà del mondo crypto di utilizzare lo sport come uno dei principali veicoli per rendere le criptovalute un fenomeno di massa.

“Le aziende operanti nel mondo crypto”, ha dichiarato a ilfattoquotidiano.it Valeria Portale, direttore dell’Osservatorio Blockchain del Politecnico di Milano, “si trovano in fase di allargamento del proprio business e stanno compiendo lo stesso passaggio fatto in passato da società di trading online e di scommesse. Poi va detto che le sponsorizzazioni alle società sportive non sempre vengono fatte direttamente in cripto valuta, quindi il tema della stabilità potrebbe non essere un problema per i destinatari della sponsorizzazione”. Il 25% degli appassionati di sport nei 12 principali mercati mondiali si dichiara interessato al settore dei critpoasset, mentre nella popolazione generale questo dato non supera il 17%. “Questa maggiore ricettività”, prosegue Portale, “rappresenta il secondo fattore di investimento delle società crypto. Limitandoci al nostro paese, da un’indagine svolta dall’Osservatorio Blockchain del Politecnico di Milano sulla popolazione italiana di età tra i 18 e i 74 anni è emerso che il 12% dichiara di possedere o aver posseduto dei crypto o dei token, e un ulteriore 17% si dice intenzionato a investire in futuro. Siamo quasi al 30%, con la percentuale che sale nella fascia di popolazione maschile e in quella dei giovanigiovanissimi”.

I fan token, o gettoni, sono gli asset digitali più sfruttati dalle società sportive. Sono 156 le organizzazioni sportive che hanno lanciato un fan token o stretto accordi con aziende del settore. Tra queste, 88 (pari al 56%) sono società calcistiche, 31 di basket, 15 di hockey, 13 di football americano e le rimanenti di altre discipline sportive. Con un fan token è possibile prendere parte a processi decisionali (ad esempio selezione il design delle divise), oppure ottenere sconti esclusivi, o ancora guadagnare premi e ricompense. E’ un oggetto virtuale che può essere scambiato con altri utenti sulle piattaforme di trading e che quindi acquisisce un valore quotazione che può variare nel tempo. Al 21 aprile 2022, i cinque fan token con la quotazione maggiore erano quelli di Manchester City (€ 13,4), Paris St. Germain (€ 12,9), Inter (€ 7,6), Trabzonspor (€ 7,4) e Barcellona (€ 5,9). La società con il maggior valore di capitalizzazione di fan token è il Manchester City con 46.4 milioni di euro, ma nella top 5 ci sono due italiane: Lazio, quarta con 31.7, e Inter, quinta con 22.8.

Il mercato dei fan token risulta tuttavia essere meno produttivo rispetto da altri servizi finanziari, visto il forte decremento della propria quotazione media. Se nel primo trimestre 2021 la quotazione era passata da € 7,26 a € 11,27, in seguito è arrivato il crollo raggiungendo il minimo storico lo scorso aprile con un valore di € 2,57. “In questo momento possiamo considerare i fan token come un primo esperimento”, dice Portale. “A oggi offrono una possibilità di interazione limitata da parte dei tifosi, ma non è detto che in futuro non nascano degli strumenti simili che offrano un valore aggiunto maggiore a chi ne è in possesso. Ci sono però da risolvere una serie di nodi normativi sulla loro regolamentazione, perché i fan token potrebbero essere considerati degli strumenti finanziari da regolare di conseguenza. Mi auguro che lo sport possa svolgere un compito educativo importante su questi temi, spiegando a sportivi e tifosi che vedono un’azienda crypto sulla maglietta della propria squadra che questi strumenti sono molto volatili, quindi ha senso investirci solo conoscendone bene rischi e opportunità”.

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