La Thailandia è pronta a diventare il primo Paese del sud est asiatico a concedere una forma di riconoscimento delle unioni fra persone delle stesso sesso. La proposta promossa dal governo, è stata approvata in prima lettura da parte della Camera Bassa del Parlamento tailandese e prevede l’istituzione sia di unioni civili che del matrimonio lasciando aperta una porta ad una equiparazione tra i due istituti. Il lungo iter legislativo continuerà dopo l’estate, passando la palla all’altro ramo del Parlamento, il Senato. Pita Limjaroenrat, leader del Move Forward Party, il partito pro-democrazia che ha avuto un certo successo alle elezioni del 2019 e che ha sostenuto la battaglia dei gruppi per i diritti umani degli omosessuali portando avanti la proposta di legge, ha dichiarato in un’intervista ad Al Jazeera che il matrimonio gay è un diritto umano e che il suo rispetto è necessario per una rafforzare i principi democratici. Dunque, Bangkok si appresta a percorrere le due strade- quella delle unioni civili e quella del matrimonio omosessuale- senza che l’una possa escludere l’altra.

Le unioni civili così come previste, stabiliscono la possibilità per i due partner di possedere congiuntamente delle proprietà, di adottare bambini e di avere diritti di eredità. Rimangono fuori da questa disciplina, invece, tutta una serie di vantaggi fiscali e, soprattutto, il diritto ad essere coinvolti nelle decisioni relative al trattamento sanitario del compagno. “Se il vostro partner è in coma, non potete firmare come rappresentante di quella persona. Non avete alcun potere anche se siete stati insieme più di metà della vostra vita”, ha sottolineato Phattarapong ad Al Jazeera.

Dal 2014, la Thailandia è governata da un governo sostenuto dai militari che hanno preso il potere dopo un colpo di Stato che ha rimosso il governo democraticamente eletto guidato dal partito Pheu Thai. Le elezioni del 2019 sono state fortemente sbilanciate a favore dei militari, che hanno nominato direttamente tutti i 250 membri del Senato, che seleziona il primo ministro insieme alla Camera dei rappresentanti. Nonostante in quella tornata elettorale il Pheu Thai Party abbia vinto il maggior numero di seggi alla Camera bassa, il Palang Pracharat Party, sostenuto dai militari, è riuscito a formare il governo. Il Move Forward Party è nato in questo clima di repressione, sorprendendo molti arrivando terzo alle elezioni del 2019, venendo poi sciolto con la forza prima di riemergere con il nome di Move Forward. Lo scioglimento del Move Forward Party ha scatenato proteste di massa nel 2020 che hanno infiammato il Paese. Nonostante la presenza ingombrante dei militari e un re, Maha Vajiralongkorn, che è ancora illegale criticare, i movimenti per i diritti LGBT sono cresciuti sempre di più, riuscendo ad esercitare una creta pressione sulle istituzioni.

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